A RADIO 105 SI PARLA DI TONY TORMENTA: “PER CHI AMA I LIBRI RUVIDI E DETESTA LE MEZZE MISURE”

Un dono è sempre un grande impiccio perché, tanto per cominciare, bisogna esserne all’altezza e, ovvio, pure essere in grado di usarlo. Il dono del protagonista non vi dico qual è, ma Anthony come reazione si è chiuso al mondo, perché il mondo lo ha fatto sentire diverso e lo ha escluso.
E così – cane a parte – il tempo lo passa sfrecciando con la sua bicicletta. Cioè tu leggi e ti sembra quasi di dargli fastidio a Tony! Finché nella sua vita precipita Marla, anche lei in rotta con il mondo e anche lei speciale e ai confini. E dopo che li abbiamo visti crescere insieme e sopravvivere in Nebraska (nota di merito alla Rubino per la gestione delle location) li ritroviamo nove anni dopo. Solo che: “Due bambini infelici non potranno mai essere due adulti felici”.
Ed eccola la seconda parte del libro che si svolge in Alaska e ti stende, senza appelli, costringendoti a una volata fino al colpo di scena finale. Esordio di un’autrice che non si cura di piacere ma si preoccupa solo di scrivere, e che sa entrarti nel cervello come un tarlo. Per chi ama i libri ruvidi e detesta le mezze misure.
(Chiara Beretta Mazzotta, www.bookblister.com)

BOOK REVIEWS SU TONY TORMENTA: “BELLO, INTRIGANTE, DIVERSO DAI SOLITI THRILLER, CONSIGLIATISSIMO!”

Eccomi tornato con una nuova recensione di un thriller che mi ha molto sorpreso e che mi è piaciuto tantissimo! Ringrazio la Fanucci editore per avermi gentilmente inviato una copia del libro.

Parto, come di consueto, analizzando l’aspetto dei personaggi. Il nostro protagonista è Anthony Tormenta, chiamato dagli amici Tony. Tony è un personaggio ben caratterizzato e ben fatto, però è molto strano. Presenta un comportamento insolito e spesso fa dei pensieri che sono interessanti, ma che allo stesso tempo disturbano, in un certo, senso il lettore. A volte è addirittura difficile capire quello che sta pensando e iniziamo a chiederci: “Ma questo cosa centra??”. Altro personaggio molto importante è Marla Morgan. Anche lei è ben pensata dall’autrice ed è davvero ben fatta: non è la solita ragazza, ma presenta delle caratteristiche uniche, che la differenziano dalle altre e che ci fanno capire del perchè Tony si innamora di lei. Sono comunque due personaggi che hanno in comune la differenza con gli altri, che li unisce ancora di più. Vi sono poi personaggi secondari, come Caroline (la madre di Tony; molto affezionata al figlio), Clayton Mitchell (il Dottore che si occupa di Tony; andando avanti con la storia ricoprirà un ruolo fondamentale) e tanti altri che, seppur secondari, sono ben fatti.

Parliamo ora dell’ambientazione, altro punto molto interessante. Ve ne sono tantissime, eppure ognuna è diversa da un’altra, presenta caratteristiche differenti e infonde una paura unica. Nella parte iniziale del libro, quando Tony è ancora un bambino/ragazzo, ci troviamo in Nebraska, più precisamente sulla valle di Mammoth Rock. Un paese che è brutto solo a guardarlo: pieno di rifiuti, animaletti molto fastidiosi, piogge continue e caldo insopportabile. Una cittadina in cui nessuno vorrebbe viverci: inquietante al solo pensiero. Passati gli anni, ci troviamo nell’altra ambientazione principale, ossia l’Alaska. Molto diversa dalla precedente, ma comunque molto brutta. È centrata principalmente sulla vita notturna, vi sono infatti molti locali, come bar o pub, dedicati proprio alla tarda serata. Anche qui ci troviamo in un luogo molto inquietante, quasi come il primo, da cui il lettore vorrebbe scapparci o restarci il meno possibile.

Una storia che scorre molto velocemente e che non annoia mai il lettore. È vero che le pagine non sono tante, solo 233, ma tutte raccontano i giusti avvenimenti nel giusto momento. Fin dall’inizio il lettore viene catapultato all’interno del libro e diventa parte del protagonista: inizia a pensare con lui, a sentirsi lui; si arriva a un punto in cui non si riesce più a distinguere il lettore e il protagonista del libro: DIVENTANO UNA COSA SOLA. Anche a lettura completata, il pensiero, nella testa del lettore, è uno solo: Tony e il suo mondo. Quando poi il pensiero sembra finalmente svanito, eccolo lì, che ritorna e che incute ancora più paura al lettore. Mi è piaciuta tanto la scrittura dell’autrice: molto particolare e di grande effetto. Non fa nessun giro di parole, ma anzi, cerca la via più breve per dire una tal cosa. Spesso ci si trova davanti a pagine che presentano una serie di frasi molto brevi, ma che hanno un forte impatto sul lettore: spediscono subito il messaggio al lettore che lo riceve come un pugno nello stomaco.

Si arriva poi alla parte più difficile da comprendere del libro, ovvero il finale. Questo è il punto in cui il lettore vuole arrivare, ma lo vuole fare nel minor tempo possibile: semplicemente per il fatto che, durante l’intera lettura, succedono cose molto strane, paranormali quasi, che ci portano a pensare che Tony stia nascondendo sicuramente qualcosa: ma cosa?? È dunque questo il dubbio che il lettore ha per l’intera lettura: gira continuamente pagina, ma continua a non capire anzi, si crea ancora più confusione nella sua testa. Arriva poi al capitolo finale, lo finisce e legge l’epilogo e poi resta a bocca aperta: non ha parole, non sa più che dire e chiude, con molta tristezza, il libro.

Un thriller davvero bello, intrigante e diverso dai soliti. Un libro molto strano, che ami o che odi, ma che comunque ti resta dentro. Consigliatissimo!

DAL BLOG SOGNANDO LEGGENDO SU TONY TORMENTA : “ROMANZO PREGEVOLE (…)”

Quando si ha l’occasione di posare gli occhi su un romanzo d’esordio italiano, introdotto in questi termini, un lettore con un po’ di esperienza alle spalle finirà sempre con l’approcciarsi a esso con una sorta di timorosa anticipazione. Che sia solo il classico colpo di marketing che tende a infiocchettare con attraente carta luccicante un prodotto scadente? È possibile imbattersi in casi del genere ogni giorno, al punto che la diffidenza dilaga.

Tony Tormenta è invece una piacevole, sorprendente e inaspettata eccezione.

Risultato della penna della partenopea Rosanna Rubino, opera d’esordio e romanzo “controcorrente”, Tony Tormenta attira l’attenzione del lettore per il suo arrivo in sordina, lontano dalle luci della ribalta facebookiane, lontano dalle pagine web dei siti d’èlite e, soprattutto, accompagnato dalle parole di Raul Montanari che lo definisce come il frutto del famoso Philip K. Dick, reincarnatosi nell’implacabile e travolgente scrittura della Rubino. Di fronte a un invito, no, forse una provocazione, di questo livello, come è possibile non cedere?

Sicuramente Philip K. Dick non si sarà reincarnato nell’autrice, ma Montanari non si è allontanato molto dal concetto base: Rosanna Rubino sa scrivere, lo fa bene e Tony Tormenta è un romanzo pregevole, soprattutto se consideriamo che stiamo parlando di un’opera d’esordio.

Conosciamo Tony fin dalla primissima pagina e l’empatia è immediata, bastano le poche righe del prologo a catturare l’attenzione del lettore, anche quella del più sospettoso. Un ricordo, qualche parola e l’immenso acquario che viene incrinato dalla volontà di un bambino di soli nove anni. Incontriamo Tony Tormenta, invadiamo i suoi pensieri e comprendiamo che quel nome, di origini chiaramente italiane, porta con sé un destino.

Tony è oggi un adolescente, bello e inquietante. Vive nel Nebraska, un posto inospitale fatto di insetti, caldo torrido, piogge e immensi campi di granturco. Un posto troppo piccolo e soffocante per una persona come Tony. Un ragazzo in cerca di solitudine, silenzioso, con una mente speciale in grado di assimilare immediatamente informazioni e dalla logica fredda e pacata come uno specchio d’acqua. Immobile, certo, ma in grado di incresparsi al minimo tocco, sino a formare portentose onde. Uno tsunami di potenza che Tony tiene sotto controllo contando, sasso dopo sasso, piastrella dopo piastrella. Conta e la sua anima si acquieta, lo specchio d’acqua torna calmo e il pericolo passa. È questa la vita di Tony: conoscenza, isolamento, controllo e potere.

Lo specchio si infrange nuovamente quando nella vita di Tony arriva Marla. La difficile, irrequieta e spaventata Marla, ragazza dal carattere forte e dall’aspetto fragile di chi, tradito dai propri geni, si approccia al mondo con la consapevolezza dei suoi limiti.

Marla e Tony condividono una mutazione genetica che si manifesta nella prima con l’albinismo e nel secondo con un potere telecinetico forte, instabile e spaventoso. Condividono l’esistenza di chi è diverso, sono legati e dal legame nasce un sentimento, che poco ha che vedere con la tenerezza. Forse è amore, forse istinto di protezione, forse non è nulla, ma il legame c’è.

Il romanzo s’impenna e, fra un pensiero di Tony e la triste rassegnazione di Marla per il suo futuro, accompagniamo il protagonista verso la consapevolezza, la presa di coscienza e la reazione, forte e violenta, della sua esistenza. Tony, dopo l’ennesimo atto di bullismo che gli porterà via Boa, il silenzioso lupo che lo affianca da anni, interrompe il silenzio, rompe la tacita promessa di non irrompere la vita degli altri con la sua presenza e si muove.

«Ehy, Mister Mammoth Rock, ce l’hai la lingua per parlare?»
Non dico una parola, continuo per la mia strada, ma i miei occhi parlano.
I miei occhi dicono: ‘Baciatemi le chiappe e recitate un Deo Gratias ogni mattina,
perché più io resto in silenzio,
più voi potete blaterale a gran voce pensando di essere i padroni del mondo’.

È dalla decisione di Tony di fare qualcosa che il romanzo scivola dalla prima parte alla seconda, ambientata nove anni dopo, dove incontriamo un Tony ventiseienne. Tony e Marla sono adulti, si sono persi e poi ritrovati, e il passato continua a pressarli inesorabilmente. È l’Alaska il nuovo palcoscenico delle loro esistenze, un palco fatto di perdizione, morte, oblio, malavita e rassegnazione. Con il cambio di scenario anche la scrittura della Rubino cambia: non ci sono più la rabbia e la frenetica ricerca del controllo che avevano animato la prima parte, c’è uno stile secco, freddo e deciso, specchio di ciò che è diventato, o forse è sempre stato, Tony. L’uomo di ghiaccio che tutti lo hanno sempre accusato di essere.

È un personaggio che vive il suo personale bad trip, che lo cerca e se ne abbevera, donna dopo donna. Un uomo che ricuce, cura e salva vite su compenso, che salva una vita solo perché lo hanno pagato, consapevole che durerà il tempo di sputare le risposte che altri cercano, per poi venir ucciso.

Ricorda quasi la freddezza di John Taylor di Nightside (Simon R. Green), come lo stile e l’ambientazione rievocano le fredde pennellate di Green, con le sue situazioni allucinanti, avvenimenti paradossali e frenetica follia, che si scontra con l’immobilità del personaggio principale, che si fa scivolare tutto addosso, con granitica indifferenza.

Ma sarà la terza e ultima parte che, con tutta la sua brevità, sconvolgerà il lettore lasciandolo a boccheggiare di fronte ad un finale giusto, ma ingiusto. Non poteva andare diversamente, a posteriori si comprende, ma non si accetta. Lascia con la frustrazione, l’ansia e quella punta di fastidio che ti pianta un romanzo nella mente per le ore a venire. Che trasforma un buon romanzo in un bel romanzo, in qualcosa di completo.

È così che l’opera della Rubino trova completezza, si risolve e ti lascia a fare i conti con gli strascichi di un libro che si può amare, o odiare, senza mezzi termini. Nessun compromesso, se non la consapevolezza che, ad ogni modo, la prosa dell’autrice è ben superiore a quel che ci possa aspettare da un normale esordiente. Come la sua opera è qualcosa di più di un semplice young adult, di un romanzo di formazione: è un esperimento coraggioso e assolutamente ben riuscito.

DAL BLOG IL LIBRO CHE PULSA: “ROSANNA RUBINO HA DATO VITA A UN ESORDIO SFAVILLANTE CHE FAREBBE INVIDIA A MOLTI AUTORI”

Ho iniziato a leggere questo libro senza troppe aspettative. La trama aveva in qualche modo delineato una storia nella mia testa che è stata completamente capovolta dopo pochi capitoli. Tony Tormenta non è un libro facile da leggere, non si può sfogliarlo e aspettare che parli al nostro cuore… Questo non potrà accadere. Questo è un libro che tocca altri organi, entra in circolo nel sangue e arriva dritto in punti dove non siamo abituati a collocare le nostre emozioni. Credo che l’organo più indicato sia il fegato!
Tony Tormenta ha bisogno di calma, di aspettare, di imparare a dosare la propria impulsività. Così, stringe i pugni nelle proprie tasche per aspettare che l’ondata di adrenalina che scorre nelle vene smetta di pulsare e lo lasci libero. Deve liberarsi la mente per evitare che qualcosa di terribile scaturisca dal suo corpo. Lui nasconde un segreto, nessuno riesce a scavare nella sua anima e capire il perchè sia così terribilmente introverso e solitario. Vive a Mammoth Rock, la gente lo evita, lo deride. Tormenta si nasconde e si esclude dai suoi coetanei. Non ama il caos e le feste, preferisce rintanarsi tra libri di medicina. Il lettore sembra disorientato, sappiamo poco e nulla del passato di Tormenta e della sua famiglia. Tormenta non ha amici reali in carne e ossa. Gira con la sua bicicletta e un cane di nome Boa, sono gli unici punti fermi che ha. L’incontro con Marla aprirà nuovi orizzonti nella vita di Tormenta. Vicini rappresentano degli opposti, lei con i suoi toni chiari e candidi, lui che si porta il peso di una pesante nuvola nera. Si aggrapperanno a vicenda, si stimoleranno, cresceranno. Senza timori e senza indugi cercheranno di parlarsi, di esplorarsi e condividere la propria giovinezza.

Tony Tormenta è un libro assai curioso e strano. Una storia insolita, originale e fuori dalle righe. Fino a metà libro ti sembra confuso, impossibile e strano. Concedetemi questa parola perché è la più indicata. Non riesco proprio a classificarlo. Vorresti chiuderlo e rinunciare, però una forza misteriosa ti costringe a portarlo a termine. Vuoi sapere di più.
Rosanna Rubino ha dato vita a un esordio sfavillante che farebbe invidia a molti altri autori. Gli ultimi capitoli sono stati il pezzo forte dell’intero libro. Un pugno allo stomaco, rimani con la bocca spalancata e gli occhi lucidi. Non te lo saresti mai aspettato, ma è così.
Tony Tormenta, come dice il cognome, è una lettura in alto mare, navighi tra calme acque fino a che non vieni scaraventato con forza nella tua imbarcazione. Vorresti urlare, arrabbiarti con il mondo, ma non ti è possibile. In quel momento, devi pensare a metterti in salvo. Stringi i pugni e inizi a contare. Pensi, rifletti, cerchi una soluzione. Ed eccola lì. Un’isola di salvataggio con la sua sabbia fine e trasparente. Ti lasci condurre e ti aggrappi come meglio puoi. Come ti viene più comodo fare e aspetti. Chiudi gli occhi. Il tuo corpo viene scosso. Qualcuno ti sveglia e apri lentamente le palpebre. Che mondo troverai ad attenderti?

IL BLOG IL FLAUTO DI PAN RECENSISCE TONY TORMENTA: “SURREALE, ONIRICO, EVOCATIVO, QUESTO ROMANZO E’ PURA POESIA CHE PIZZICA LE CORDE DELL’ANIMA”

A volte contare è rassicurante; contare è una via fuga quando sei solo, diverso e la rabbia monta assumendo forme incontrollabili. Formiche nelle labbra e scosse elettriche nelle dita, quando Tony le sente sa che è giunto il momento di stringere i pugni nelle tasche e concentrarsi sul numero delle mattonelle del pavimento o dei chicchi di riso nel piatto sperando che passi e che il fiato non si spezzi, perché in caso contrario accadono cose terribili.
Nessuno conosce davvero il segreto del piccolo Tormenta, per gli adulti è un ragazzino strano, intelligente a suo modo ma incapace di relazionarsi agli altri; per la psichiatra un soggetto affetto da schizofrenia ebefrenica; per i coetanei un ritardato, una merda secca su cui sfogare aggressività e frustrazioni. Fatto sta che la sua presenza è spesso foriera di disgrazie, tanto che quasi tutti a Mammoth Rock concordano nel ritenerlo un menagramo, uno da cui è meglio tenersi alla larga. Se avesse avuto un padre pronto a proteggerlo forse sarebbe stato diverso, ma Tony non ha mai conosciuto il suo e la madre Caroline ha problemi più impellenti da affrontare. Non gli resta che tenersi ai margini, rifugiarsi nei libri d’anatomia, assaporare la compagnia della sua cagna Boa, che lo segue ovunque vada, e pedalare via veloce quando avvista la Camaro rossa su cui circolano i bulli della scuola. Certo, il suo potere è pari a un’arma letale capace di annientare chiunque lo minacci ma non è sempre gestibile e, potendo, lui ne farebbe volentieri a meno. Tutto sommato sarebbe una vita vuota la sua se non ci fosse Marla. È grazie a lei che le giornate si addolciscono assumendo il gusto delizioso di un bastoncino alla liquirizia o le tinte pastello dello zucchero filato, lei che con i suoi capelli candidi e il corpo magrissimo sembra quasi una creatura evanescente. Per questa fragile ragazza albina Tony non è uno stupido, un malato, né tanto meno un portatore di iella, è piuttosto uno spirito affine giacché lei sa benissimo cosa significa essere diversi.
Anche Marla è sola, affidata a sua nonna perché il padre alcolizzato e manesco smettesse di farle del male, non ha altri “amici” che il suo iPod. Sono le canzoni dei R.E.M. a riempire i suoi silenzi e il vuoto di uno stomaco che rifiuta il cibo. Mentre Tony stringe i pugni e conta, lei infilza con la forchetta bocconi che non ingoierà e sogna di fuggire lontano, magari nella Death Valley o nella città di ghiaccio. Incontrarsi e riconoscersi, per loro, saranno due miracoli simultanei in grado di riaccendere la speranza. Il destino tuttavia non è sempre magnanimo e la trama che ha in serbo per i due protagonisti non ha esattamente il colore di una favola a lieto fine… reca piuttosto il buio della morte, un suono lacerante di sirene, una necessità di fuga, lo strappo di una separazione. D’altra parte, potrebbero mai due bambini infelici diventare adulti felici?
Parla con il cuore e mira alla pancia Tony Tormenta, un ragazzo che incuriosisce e spaventa, un po’ come la Carrie di Stephen King. Dotati degli stessi poteri, ugualmente emarginati e animati da collera esplosiva, i due personaggi hanno molti tratti in comune anche se, strada facendo, le similitudini si perdono e ciascuno si afferma per la sua unicità. Lì dove l’una si ferma chiudendo il cerchio alla sua maniera, l’altro prosegue la corsa verso un finale in cui sogno e realtà si fondono e si confondono regalando l’illusione di un epilogo più possibilista. Unica di sicuro è la storia d’amore tra Tony e Marla che come musica irrompe nello spazio di un dolore per cui non ci sono parole. Un sentimento taciuto ma tangibile, un aggrapparsi reciproco per non precipitare.

Surreale, onirico, fortemente evocativo questo romanzo è pura poesia che, vestendosi di prosa, pizzica le corde dell’anima. Una storia originale e visionaria in grado di radiografare i sentimenti e carpire gli aspetti più spinosi dell’adolescenza. Quella raccontata con grandissima capacità introspettiva da Rosanna Rubino è infatti un’adolescenza particolarmente difficile, quella di chi fatica a integrarsi e ad accettarsi, di chi per crescere deve fare i conti con mostri che assumono le sembianze del disagio psichico o dell’anoressia.
Un libro che si legge con un groppo in gola e le lacrime in punta di ciglia, tanto intenso da regalare emozioni che permangono oltre l’ultima pagina. Un esordio brillante per un’autrice che sicuramente non passerà inosservata.

IL BLOG DI MR. INK SU TONY TORMENTA: “TROVANDOMI DAVANTI ALLA PROSA DI ROSANNA RUBINO MI SONO VENUTI IN MENTE I GRANDI AUTORI, I PIU’ GRANDI PER ME”.

“Sei come lo strato di terra ricoperto di ghiaccio perenne, quello che sta lì immobile nei millenni, congelato fin dai tempi dell’ultimi glaciazione. L’ho pensato quando ti ho visto la prima volta: il cuore di quest’uomo batte per niente, che il resto del mondo viva o muia per lui fa lo stesso.”

Mi sono ritrovato davanti il romanzo d’esordio di Rosanna Rubino per caso. Non ne avevo mai sentito parlare prima, non avevo visto in giro countdown frenetici che indicavano i giorni, le ore, i minuti e i secondi che mi separavano dalla data d’uscita, non lo aspettavo: sbucato così, completamente dal nulla. Dall’uovo di Pasqua, o più probabilmente dall’inferno. Ho trovato la scheda nella mia virtuale cassetta della posta e mi sono detto: sì, leggiamolo. Le poche pagine non mi avrebbero rubato troppi giorni, la trama era accattivante, la copertina semplicissima. Non ci ho pensato troppo su, fino a quando non è arrivato. L’ho tolto dal plico e mi sono ritrovato naso a naso con il ragazzo in copertina. Aria incazzata, occhi incazzati, una zazzera di capelli scuri a coprire parte del viso – esattamente come quando, incazzati, non vogliamo che nessuno ci guardi e non vogliamo guardare nessuno. Titolo strano, protagonista strano, romanzo strano. “A noi due, Tony Tormenta!”, mi sono detto.

Sfogliata la prima pagina, mi sono ritrovato a camminare tra i suoi pensieri: pensieri che piovono addosso, ti urlano contro, ti fanno accapponare la pelle. Riempie d’inquietudine stare nella sua testa. Lui non è solo sulla carta, tra le macchie dell’inchiostro. E’ come se sapesse, durante la lettura, che ci sei anche tu: che hai invaso il suo territorio. Vuole solitudine, ma infondo cerca compagnia. L’ho sempre saputo. Vive in Nebraska, un posto brutto già solo dal nome. Insetti, carcasse dimenticate, animali impagliati, caldo torrido e pioggia lurida, campi di gran turco a perdita d’occhio, gole di pietra e fitta boscaglia. Un posto senza futuro, anche se a lui basta poco per sopportare: gelatine alla fragola, nastri di liquirizia, voluminosi tomi di medicina, una bici e una coda d’asfalto scuro che si snoda davanti ai suoi occhi, i mugolii di un cane solitario quanto lo è lui, le dita di una mano sulle quali contare fino a cinque… giusto per sbollire la rabbia. Per non pensare a quelle brutte cose che, poi, volendo o non, diventano realtà. E poi c’è Marla, e a Tony la vita non fa più così orrore: un corpo androgino, lentiggini sul viso numerose come ciliegie in un bosco, una pila di manga e di dischi dei R.E.M., un poster dello splendido Non lasciarmi in camera, pelle e capelli bianchi come il latte. E’ albina, e i suoi geni hanno qualcosa che non va, come quelli di Tony. Il rapporto tra i due è inclassificabile, perché non c’è spazio per la tenerezza quando, come loro, si è invisibili al resto del mondo. Ci pensa la vita a separarli, la stessa vita a farli – nove anni dopo – rincontrare ancora.

La prima parte della loro storia dà vita a un romanzo di formazione assurdamente spaventoso e bello; la seconda è un incubo dal senso che, all’inizio, sfugge ai sensi. L’autrice torna a parlarci del protagonista e Marla quando sono grandi. Ma “due bambini infelici non potranno mai essere due adulti felici”. Il Paese che stavolta scorre intorno a loro è un’Alaska di perdizione e peccato, locali notturni e malavitosi, che ricorda i volti ormai non più così inediti di Las Vegas e Bangkok. Mentre in principio il tono era truce, iracondo, di una terrificante quiescenza, la scrittura muta radicalmente nella seconda parte. Il tono è secco, assertivo, distaccato: tipico di chi dice che le cose stanno così, punto e basta. E’ intagliato nel ghiaccio, sfaccettato ed irregolare come se le singole frasi fossero nate dai colpi e dalle accettate inflitte a un inerme tronco d’albero. Facciamo l’esempio di un bacio, per dirne una, descritto senza mai ricorrere alla parola bacio: uno sfregare di lingue e denti, un mordersi le labbra a vicenda. Amore senza amore.
Il Tony del futuro sembra il personaggio di un trip mentale allucinato ed allucinogeno, dove tutto è un casino di luci, avvenimenti paradossali e personaggi stranissimi. In un primo momento ho pensato allo sguardo di Satana della famosa Carrie di Stephen King, al fatto che il Davide Simon Mazzoli di Lo specchio del male avrebbe usato lo stesso atteggiamento se, in un suo ipotetico romanzo, avesse parlato di adolescenti e bulli; l’attimo dopo, invece, ero piombato senza paracadute in un film di David Lynch. E, per inciso, a me Lynch non piace. Mai piaciuto.

Eppure Tony Tormenta, l’ho letto velocissimamente: l’ho preso in mano e non l’ho lasciato più. L’ho divorato fino alla fine e lui – un po’ demone – ha divorato me. Mi sono sentito cuore e budella in gola, la razionalità sotto le scarpe, la bocca spalancata in una O senza senso. Non poteva finire così, no, ma non poteva finire nemmeno diversamente. Il colpo è stato disturbante, lo shock forte: non ho nemmeno capito se in positivo o negativo, se il romanzo mi sia piaciuto oppure no. Una cosa è certa: io non smetto di pensarci, e questo non mi capitava da mil-len-ni. Meglio restare senza parole che del tutto indifferenti. Ha più fascino sull’uomo un tifone distruttivo che un acquazzone leggero: proprio vero! Preferisco l’ansia, la frustrazione, il fastidio, l’andare forsennatamente a rileggere i capitoli conclusivi, anziché l’apatia.

Per l’esordio di Rosanna Rubino non esistono accomodanti mezzi termini: o fa impazzire, o si detesta fino alla fine. Non è per tutti i palati, non è l’ennesimo young adult che – anche un tantino rassegnato – mi sarei invece aspettato. Se non me l’avesse certificato la breve biografia stampata sull’aletta della copertina, avrei potuto giurare di non trovarmi a leggere il libro di un’esordiente, bensì un ardito esperimento d’autore.
Trovandomi davanti alla prosa di Rosanna Rubino mi sono venuti in mente i nomi di grandi autori. I più grandi per me. Sono questi i libri che voglio trovare in libreria; questi i prodotti che le fascette promozionali dovrebbero urlare ai quattro venti come effettive novità.
Ma allora, cos’è in definitiva questo Tony Tormenta? Forse, La solitudine dei numeri primi che, facendo un salto nel lato oscuro, conosce Donnie Darko.