“UN ESORDIO PIU’ CHE BUONO”, IL SOLE 24 ORE

Un cane randagio come unico amico, Tony Tormenta è bello, giovane e dotato. Troppo dotato: attorno a lui accadono eventi fuori dalla norma, orribili. Certo, a scuola il sedicenne Tony è brillante, la matematica poi per lui è un sapere istintuale: contare le mattonelle d’intorno o i chicchi di riso della sua ciotola è diventato un gioco banale. La moltitudine dei numeri gli è di conforto, ma Tony è un asociale dalla personalità borderline, che i compagni di classe rifuggono e temono. La gente di Mammoth Rock, cittadina del Nebraska, inospitale come pochi luoghi al mondo, lo considera un tipo bislacco. Orfano di padre e cresciuto nella spirale di una madre protettiva, Tony osserva tutto con circospezione, compreso se stesso. Solo Marla, ragazza androgina e magrissima, per di più albina e un po’ strana pure lei, sembra sapergli scaldare il cuore, dando per scontato che Tony un cuore lo abbia. Perché una sola cosa in questo libro è certa fin dall’inizio: il ragazzo nasconde qualcosa che neppure gli adorati libri di medicina possono rivelargli. In verità Tony ha un superpotere: la particolare mutazione dei suoi cromosomi conferisce alla sua psiche la facoltà di alterare lo stato della materia. Roba da The Twilight Zone. Tuttavia, la “psicocinesi” è una condizione che Tony subisce e capta come un pericolo, soprattutto quando si trasforma in micidiale arma di difesa.

Di genere anfibio, a metà tra il thriller dall’immancabile colpo di scena finale e il romanzo di formazione, Tony Tormenta, libro d’esordio edito da Fanucci dell’architetto quarantenne Rosanna Rubino, ha nella stesura serrata e nello stile asciutto i punti di forza di un’autrice che il suo maestro Raul Montanari agilmente può descrivere come dalla “fantasia assassina e dalla scrittura implacabile”. Poiché questo è un esordio più che buono, anche se l’inevitabile foga da debutto talvolta limita la fisica dei personaggi, alterandone le proporzioni che, come nel caso della madre o dell’agente Max, avrebbero –forse- potuto esprimere maggior profondità.

Stefano Biolchini