“Noir rivelazione dell’anno” (Brescia Oggi)

SUPEREROI DI FICTION E DI CRONACA PER IL NUOVO FESTIVAL GIALLO GARDA.
La scrittrice Rosanna Rubino parlerà del suo “331 metri al secondo
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Trecentotrentuno metri al secondo, come la velocità del suono quando è inverno: la storia del giovane Chon, novello giustiziere che ha l’udito di un pipistrello, riesce a cogliere un bisbiglio a distanza di trenta metri. Sembra Batman, ma con lui ha in comune solo l’assassinio dei suoi genitori, non è miliardario come Bruce Wayne, altro che Bat-Caverna, lavora sui cantieri dei grattacieli di Milano. E’ il protagonista del noir rivelazione dell’anno appena concluso, appunto “331 metri al secondo”: firmato da Rosanna Rubino, la madrina della quinta edizione del Festival Giallo Garda che prende il via proprio oggi, con la presentazione del testo che narra di Chon, di piani segreti e crimini efferati, di una città da sempre “sorgente di rumori intollerabili”, croce e delizia, gioia e dolore (…).

Alessandro Gatto su BRESCIA OGGI

“Il romanzo della Rubino coinvolge il lettore e lo porta a leggerlo tutto di un fiato.” (Giallo e Cucina)

Rosanna Rubino: architetto, specialista in marketing e comunicazione, consulente nel settore “real estate”. Questo è il suo terzo romanzo.

La narrazione si dipana su tre linee temporali differenti. Il prologo avviene nel momento presente, per passare immediatamente nel remoto passato di quattordici anni prima, proseguire nel momento corrispondente al passato recente (due mesi prima di ora) dove la storia ha il suo naturale svolgimento, ed infine ricongiungersi al presente per vivere il suo sorprendente epilogo.

La storia si svolge a Milano, dove la città fa da sfondo alla vicenda, e l’ambito del settore immobiliare fa da cornice alle vicissitudini di Chon, giovane protagonista del libro. Milano la caotica, terribile mix di voci, suoni, rumori assordanti o anche bisbigli, sussurri e tanto altro; e tutto questo non può sfuggire alle orecchie super sensibili di Chon, affetto da una sindrome conosciuta come iperacusia, un’alterazione dell’udito che lo rende capace di sentire perfettamente cose che nessun altro essere umano può neanche percepire. Una fortuna? No, nel caso di Chon, perché la cosa lo ha reso un emarginato, quasi un reprobo, chiuso in se stesso e incapace di avere rapporti interpersonali, ad eccezione della sua amica Lara (l’altra protagonista del romanzo), l’unica con cui sta e parla volentieri.

È un appassionato di fumetti, legge Tex, Diabolik e gli X-men, ma il suo super-udito non lo ha reso un super-eroe, gli ha solo permesso di salvarsi la vita, quattordici anni prima. Ma se è vero che da grandi poteri derivano grandi responsabilità, in questo caso Chon non ha e non si sente addosso nessuna responsabilità, ma forse una “missione”, quella di “sistemare” le cose accadute appunto quattordici anni prima. Perché, come dice Lara, la vita è un continuo scontro tra forze contrapposte: costruire o distruggere, vivere o morire. Non si può rimanere in una sorta di limbo per tutta la vita, prima o poi bisogna fare una scelta, e se questa è vivere allora bisogna costruire qualcosa, altrimenti è meglio morire.

Così come Chon sa che quando la temperatura dell’aria è di 0° centigradi il suono viaggia alla velocità di 331 metri al secondo, così il romanzo della Rubino coinvolge il lettore e lo porta a leggerlo tutto di un fiato, perché con la stessa velocità del vento si vuole arrivare a sapere cosa farà Chon, se metterà la parola fine alla sua tormentata esistenza o se sarà capace di ricostruirsene una nuova…

Il romanzo è bello, la narrazione scorre fluida e piacevole, ed evidente è “l’aria di casa” dell’autrice, quando si destreggia abilmente e con competenza tra gli ambienti e i termini del mercato immobiliare.

Gianfranco Machella
Giallo e Cucina

Intervista – dal blog “Sul Romanzo”

Rosanna Rubino, scrittrice, architetto e specialista in Marketing e Comunicazione, dopo Tony Tormenta e Il sesto giorno, torna in libreria con 331 metri al secondo (HarperCollins, 2018) in cui racconta la storia di un ragazzo che rimane orfano, dopo aver assistito al massacro della sua famiglia e che possiede un super potere che si rivelerà un dono, ma anche una condanna. Chon soffre di una malattia congenita: l’iperacusia, un disturbo dell’udito che provoca un’ipersensibilità ai suoni. Una capacità uditiva superiore alla norma che gli porterà vantaggi, ma gli causerà non pochi problemi.

Il titolo del libro ha un significato particolare. Vuole spiegarci il motivo di questa scelta?

331 METRI AL SECONDO è la velocità del suono nell’aria a zero gradi centigradi. Il tema del suono, e quindi del rumore, è al centro del romanzo. Il protagonista, Chon Cimmino, soffre di un disturbo dell’udito che gli consente di avere una capacità uditiva superiore alla media. E’ uno che vive ai margini della società, senza fare troppo rumore, perché dal rumore ci fugge. Da ragazzino ha assistito all’omicidio dei propri genitori, rimandendo orfano. Da adulto, dopo un passato di ladro di appartamenti, collabora col Nucleo Investigativo di Milano come informatore. Il giorno in cui gli assassini dei suoi genitori escono di galera, avendo finito di scontare la pena, la sua vita subisce una svolta. In una notte fredda, dove la temperatura scende a zero gradi e dove i suoni schizzano nell’aria alla velocità di 331 metri al secondo, Chon tenterà di ristabilire l’equilibrio perso da piccolo, recuperando almeno in parte quello che gli è stato portato via, fino al colpo di scena finale.

Le vicende narrate sono ambientate a Milano, una città particolarmente frenetica e rumorosa. C’è una motivazione precisa alla base?

Milano è la città che mi ha adottato, le devo molto. La Milano del mio romanzo è un organismo in costante evoluzione, una città livida e fredda che blatera, urla, bisbiglia senza sosta, la cui voce si abbassa di notte fino a diventare quasi impercettibile, si innalza al mattino, per poi diventare poderosa durante il giorno, persino rabbiosa nelle ore di punta. Una voce che il protagonista è obbligato ad ascoltare senza sosta, suo malgrado.

Il protagonista soffre di un grave disturbo, l’iperacusia, che lo porta a percepire rumori e suoni a un livello elevato. Com’è nata l’idea di raccontare questo disturbo e quindi la figura di Chon?

Mi affascina l’idea della città come luogo che condensa in uno spazio concentrato una grande massa di persone. E queste persone, stipate all’interno degli edifici, producono suoni di ogni tipo: di gioia, dolore, paura, noia, eccitazione. Tutti questi  suoni, mischiati insieme, diventano rumore che  si solleva dal suolo e si disperde nell’aria. Volevo qualcuno che fosse capace di sentire questo rumore, ed è arrivato Chon Cimmino, un ragazzino che soffre di iperacusia, ovvero un disturbo uditivo che comporta una iper sensibilità ai suoni. Nel caso di Chon, poi, questa iper sensibilità ai suoni si accompagna a una capacità  uditiva superiore alla media, ovvero Chon può sentire un bibiglio a distanza di trenta metri, cosa che lo rende una persona diversa da chiunque altro.

Uno degli aspetti interessanti del romanzo è che rumori e suoni sono presentati in modo dettagliato così da rendere il lettore partecipe delle difficoltà che deve affrontare Chon. Se in ambito cinematografico si tende a dare per scontata la loro presenza, nella stesura di un libro scrivere del rumore non è un aspetto semplice da gestire. Come è arrivata a questo livello di precisione?

Il rumore è disturbante. Nel quotidiano lo subiamo, lo fuggiamo, o comunque lo viviamo in modo passivo. Per scrivere questo libro ho dovuto fare qualcosa che è innaturale, ovvero cominciare ad ascoltare il rumore in modo attivo, facendo attenzione ai suoni  delle bocche, del corpo, delle architetture, delle voci, così da trovare un modo efficace per raccontarli.

La maledizione del protagonista però si rivelerà anche una fortuna: da saldatore di cantieri nel centro di Milano, diventerà un abile informatore del Nucleo Investigativo. Come affronta Chon questo passaggio?

In realtà a Chon non gliene frega nulla di fare da informatore delle forze dell’ordine. E’ una condizione che subisce, perché conseguenza di un ricatto. Ha stipulato un patto con Il Fermo, Vice Capo del Nucleo Investigativo di Milano. Il Fermo tiene per sè informazioni che potrebbero incriminare Chon per un furto commesso dal ragazzo anni prima, in cambio lui va in giro per la città tenendo le orecchie aperte, mettendo il Fermo al corrente quando capta informazioni su crimini in corso. E Il Fermo, anche grazie all’aiuto di Chon, diventa un pezzo grosso del Nucleo Investigativo. Nel corso della storia Chon cercherà di sottrarsi alla tutela de Il Fermo facendola finita col ruolo di informatore.

Un altro personaggio curioso del romanzo è Lara, una ragazza che Chon conosce nel complesso delle gallerie della metropolitana. Che ruolo ha Lara nella vita del protagonista?

Lara è la sua amica del cuore. Sembra che viva ai margini della storia, invece c’è dentro fino al collo. Attraverso le sue parole spinge Chon a fare delle scelte, a volte muovendo i fili del racconto. Chon e Lara si muovono sulla scena in un gioco di specchi, scambiandosi i ruoli nel corso di tutto il romanzo. Solo alla fine si comprenderà la vera natura del loro rapporto.

Possiamo ipotizzare e sperare in un sequel di questo romanzo?

Alla fine del romanzo Chon chiude i conti col passato e comincia finalmente a guardare al futuro, che è tutto da vivere. Possibile, anzi probabile, che la sua storia non finisca qui!

(Sul Romanzo)

“Una iper realtà onirica, viscerale e inconscia come i sogni.” (Corriere Spettacolo)

“Kill Bill è il tipo di film che vanno a vedere al cinema i personaggi di Pulp Fiction” – dichiara Tarantino. E inventa un mondo immaginario all’interno, paradossalmente, di una realtà che è essa stessa rappresentazione: dentro un film. In 331 metri al secondo (Ed. HarperCollins, Agosto 2018), terzo romanzo di Rosanna Rubino (Tony TormentaIl sesto giorno), assistiamo a qualcosa di molto simile: la creazione di un universo in cui verosimiglianza e fumetto, ambientazioni dalla precisa collocazione spazio-temporale e istanti dilatati nell’arco di una vita, si fondono in nitide sequenze a costruire un’iperrealtá onirica, viscerale e inconscia come i sogni, metafisica, dove ogni dettaglio, ogni raggio di luce, che arrivi dal sole, dal neon di un ospedale, o da un treno che attraversa i binari della metropolitana, ci proietta nell’universo interiore del protagonista, Chon.

L’intero romanzo si muove sul doppio piano di una realtà visionaria (addirittura immaginaria?) contrapposta alla soggettività di Chon (o da lui stesso prodotta?). Come supporre l’esistenza se non un istante infinito, un tempo interiore immutato che, con la propria percezione, “crea” la realtà?

Attenzione, non abbiamo di fronte un trattato filosofico, ma un sapiente miscuglio di generi che vanno dal noir, al poliziesco, al romanzo di formazione, dove una scrittura martellante e affilata, tratteggia, chirurgica, quasi a istantanee, trama e personaggi dal carattere e psicologia ben definiti, in un crescendo di eventi intrisi di profonda tensione narrativa.

Chon si trova catapultato da un tragico evento in un mondo ipersonico, e vive, in perenne distonia con la realtà (che lo circonda?), che pure risuona vivida e martellante nella sua testa a causa dell’iperacusia di cui soffre, in un luogo di piccole vicende personali e di grandi storie collettive.

Milano è una Gotham City velata di blu, una Tokyo affamata, griffata e corrotta, il bagliore rarefatto nella penombra di un ristorante alla moda e il chiarore livido di un’alba colorata dalle fiamme; bocche masticanti di un’umanità ferina colta nella sua viltà quotidiana; un’aritmia sommessa e stridente che conduce a un inesorabile boato.

A trovare un senso in questa metropoli dallo scheletro d’acciaio e muscoli filigranati, dove la trasformazione dell’architettura è fusa e inscindibile con le speculazioni della malavita organizzata (con taglio orientale), Chon porta avanti il suo folle progetto, l’unico che possa, in un mondo capovolto, riparare a quella realtà negata che è per lui l’origine del tempo: infanzia, emozione, calore. Affetto.

Il testo, con un’empatia fortissima verso i personaggi, sospeso ogni giudizio morale sugli stessi, fa scaturire la loro profonda umanità, delineandosi, in definitiva, come un atto d’amore; verso una città (una vita?) perennemente agognata quanto più, per motivi impossibili da conoscere, sottratta.

Un cielo mutevole, ora accanito, più spesso indifferente, assente se invocato a gridare una risposta, spia le vicende di chi rappresenta il bene ed è perduto e chi, venendo da un altro mondo, vi farà ritorno trovando la pace

Davanti al silenzio che sottende il rumore, specchiato nel vetro e nell’acciaio come nuove maschere di inumana distanza, a Chon non resta che l’azione, epigono di un’epica minore ma non doma: un solo, rigoroso, calcolato, premeditato gesto, la cui origine risale a un remoto passato, a spezzare il corso degli eventi e dare inizio a un tempo nuovo, dove, volgendo lo sguardo verso il mare, è ancora possibile incontrare la bellezza. Forse persino amare. Amare profondamente, a costo dell’anima; anche chi, dilemma di ogni amante di fronte al suo bene, potrebbe, in fondo, non esistere che per noi.

Diego Galdi

“Un frenetico noir sui generis.” (OGGI)

Chon ha 12 anni ed è “malato” di iperacusia, in pratica ha l’udito di un pipistrello o se si vuole di un supereroe. Gli massacrano la famiglia (non arrabbiatevi, non è spoileraggio perché tutto avviene nelle prime pagine). Lo ritroviamo adulto, ladro e informatore della polizia al contempo, sempre con questa sua incredibile capacità di sentire attraverso muri. Ascolta piani criminali, sa i fatti della gente, sa tutto, potrebbe continuare a campare così. Solo che all’improvviso si trova in un impiccio e deve trovare una enorme somma di denaro, il suo superpotere lo aiuterà? La scrittrice, Rosanna Rubino, in 331 metri al secondo (HarperCollins) dona un noir dal linguaggio frenetico destinato a piacere a molti.

Lavinia Capritti, OGGI

“Un thriller originale, inedito, scritto con grande ritmo” (R. Iovacchini)

331 metri al secondo è un thriller ambientato a Milano, negli ambienti del recente boom immobiliare, dei grattacieli firmati dai grandi architetti, del nuovo corso cittadino iniziato con l’expo e che sembra ormai destinato a durare molti anni. La trama racconta la vita di Chon, un ragazzino che ha visto uccidere i suoi genitori in un agguato in casa  e che è riuscito a salvarsi grazie ad una sua rara caratteristica fisica, ossia una specie di superudito, l’acusia, che gli consente di sentire rumori di lieve entità a grandi distanze. Riesce a sentire gli assassini dei suoi genitori che ancora dovevano entrare dentro casa riuscendo a rifugiarsi sotto il divano, nascondendosi alla vista dei criminali un attimo prima che il massacro fosse compiuto. Chon viene ritrovato dalla polizia ma riesce a fuggire nascondendosi per 64 giorni nei tunnel della metropolitana, dove incontra Lara, una ragazzina sua coetanea che sarà l’incontro più importante della sua vita. Dopo qualche anno Chon si ritroverà a lavorare nei cantieri dei grattacieli di lusso come saldatore e grazie al suo superudito diventerà informatore della polizia. Inizia quindi la sua avventura che lo porterà a compiere il piano che aveva in mente dal giorno in cui fu testimone dell’assassioni dei genitori.

Rosanna Rubino è un architetto, esperta del settore immobiliare, arricchisce i suoi romanzi con le sue conoscenze tecniche, nel caso di 331 metri al secondo c’è una perizia geomorfologica che turba i sonni di molte persone e che è tenuta nascosta, ma che sarà importantissima sia per dare credibilità alla trama che per far notare come il lavoro scrupoloso dei tecnici venga oscurato da coloro che detengono il potere reale e gestiscono i grandi business, senza preoccuparsi della salute altrui per risparmiare sui costi quindi aumentare i profitti.

Il libro racconta tante storie parallele e tra i principali personaggi c’è il poliziotto di cui Chon è informatore, soprannominato Il Fermo o Occhi di husky, una figura di poliziotto non proprio esemplare, uno uomo con grossi problemi personali ma anche con una originale visione dei rapporti che possono esserci tra poliziotti, informatori e mondo climinale.

Lo stile di scrittura di Rosanna Rubino è essenziale, senza orpelli, con dialoghi molto diretti, quasi rudi, che utilizzano un linguaggio veloce, senza mezze parole, arrivando subito al sodo, che ricorda a tratti il linguaggio dei fumetti. E proprio al mondo dei fumetti sembra essere ispirata la copertina, che per grafica e colori spicca per originalità tra le tante novità editoriali esposte nelle librerie. Il libro racconta l’altro lato della città di Milano, non quella della moda o dei nuovi quartieri “glamour” abitati da personaggi famosi e influenti, ma quello meno noto e patinato dei cantieri di costruzione e delle attività che vi si svolgono, viste con gli occhi di coloro che in questi cantieri lavorano tra fatica, sudore e disagi economici. Un thriller originale, inedito, scritto con grande ritmo. Una storia che coinvolge il lettore fin dalle prime pagine ed una storia che non ha alcun calo di tensione man mano che procede.

Roberto Iovacchini

“Storia assai avvincente, scritta benissimo, anche quando gioca con le parole” (F. Durante, IL MATTINO)

Anche in 331 METRI AL SECONDO (Harper Collins, 284 pagine), terzo libro della napoletana Rosanna Rubino, Milano, la città dove l’autrice lavora, è sfondo perfetto di un thriller calato negli attriti della modernità: vite marginali e santuari della finanza, sfavillanti progetti urbanistici e periferie degradate. E anche qui l’eroe parte dal lato buio della strada: si chiama Chon Cimmino, ha origini napoletane (che nel finale ritroverà), e gli hanno ucciso la madre e il padre spacciatore quando aveva 12 anni. Quel giorno lui c’era, steso sotto un divano, per proteggersi dal frastuono. Chon soffre infatti di iperacusia: ha un udito acutissimo e anche i più deboli rumori gli causano fastidio e rumore. Un tallone d’Achille e una specie di super potere: può infatti percepire suoni e parole anche a grande distanza. Dopo il delitto, e dopo 64 giorni trascorsi nascosto in un sotterraneo del metrò (i cronisti l’avevano battezzato “Metro Boy”), per Chon si sono aperte le porte dell’orfanotrofio.

(…)

Ci sarà un finale apocalittico, e un colpo di scena destinato a “riscrivere” tutta la vita di Chon. La storia è assai avvincente e scritta benissimo: con asciuttezza anche quando gioca con le parole (“lo sceicco del Qatar emireggia, l’assessore all’urbanistica si pavoneggia, il Fermo volpeggia, il cielo cazzeggia tra il viola cremisi e il blu cobalto”). L’espediente dell’handicap uditivo, che non è buttato lì confidando solo nella complicità del lettore, ma indagato con ostinata precisione, diventa motore e quasi centro filosofico della storia: perché “qualunque suono che venga dalla natura, anche il più spaventoso, è meglio dell’affanno di un uomo che si danna per trovare il suo posto nel mondo”

Francesco Durante

“Un particolarissimo giallo urbano, linguaggio contemporaneo asciutto, essenziale, con dialoghi a tratti surreali ma sempre indovinati” (Thriller Nord)

Chon ha dodici anni e si chiama così perché suo padre da giovane ha lavorato a Shangai e si è innamorato di questo nome, ma il bambino ha anche un’altra particolarità: un udito fuori dal comune.

In realtà, la sua è una patologia chiamata iperacusia che gli fa sentire anche i bisbigli a decine di metri di distanza. Chon ascolta tutto, anche quello che non vuole, e i rumori che per gli altri possono essere tollerabili a lui scatenano forti mal di testa e uno stato di insofferenza che lo fa isolare quasi sempre da tutti.

Questa caratteristica lo aiuta a sentire i passi dei malviventi che arrivano una sera a sorpresa nell’appartamento dove vive con la sua famiglia, e a farlo mettere al riparo sotto il divano letto. Gli assassini compiono una strage e Chon, unico sopravvissuto, aiuta gli investigatori a incastrare i colpevoli solo avendone ascoltato la voce.

Assicurati i malviventi alla giustizia per Chon, rimasto solo al mondo, si prospettano l’orfanotrofio o una casa famiglia. Il ragazzino, sconvolto da questa decisione sulla sua vita, scappa dagli agenti che lo scortavano e trascorre sessantatré giorni nelle gallerie della metropolitana di Milano senza mai uscire; è qui che incontra Lara, sua coetanea e bambina che, con la sua personalità e la sua particolarità, gli cambierà l’esistenza.

Trascorrono quattordici anni e Chon ora lavora come operaio saldatore in due cantieri che realizzeranno grattacieli di lusso a Milano. Sulla vetta di questi palazzi il finissimo e strabiliante udito di Chon capta e sente tutto il rumore della città, un suono fatto di vite differenti l’una dall’altra, di storie parallele e che si intersecano, di buoni sentimenti e di malvagità.

A quasi zero gradi centigradi sulla sommità dei grattacieli, il suono raggiunge 331 metri al secondo e Chon ne è il destinatario assoluto. Una dote che lo ha fatto diventare anche l’informatore de Il Fermo, l’agente che aveva investigato sulla morte dei suoi genitori e che ora è vicecomandante del Nucleo investigativo dei carabinieri.

La voce di Milano, con i suoi rumori e i suoi suoni, passa dalle orecchie di Chon ma nessuno sa che il bambino, ora diventato uomo, ha uno scopo e un progetto ben precisi nella vita e che sta solo attendendo il momento più giusto per agire e riscattarsi di una esistenza di emarginazione e dolore.

Rosanna Rubino nelle pagine di questo particolarissimo giallo urbano è come se dicesse ai lettori: abbandonate tutto quello che sapete fino a oggi di Milano e seguitemi in una città talmente inedita da sembrare fumettistica, tra cantieri da metropoli del terzo millennio e periferie desolate, viste su aree lontane e tute da operai.

A tutto questo non poteva che affiancarsi un linguaggio contemporaneo asciutto, essenziale, ricco di riferimenti alla vita quotidiana, con dialoghi a tratti surreali ma sempre indovinati e di grande fascinazione. Un libro davvero bello che non mancherà di conquistare lettori di differenti generazioni.

“Thriller scatenato, stile asciutto e montaggio sincopato che strizza l’occhio al cinema.” (AMICA)

Chon ha 12 anni e un nome cinese benché sia italianissimo, di Milano. Gira con un cappello sempre calato sul capo. Ama i ragni perché sono silenziosi e ha la passione dei fumetti, di Tex Willer in particolare. Una malattia congenita, una forma acuta d’iperacusia, gli ha regalato una dote da supereroe: un udito da pipistrello che gli permette di sentire i bisbigli fino a 30 metri di distanza. Un dono che è anche una maledizione, se hai la sfortuna di crescere in una città caotica dove il rumore fa da colonna sonora alle tue azioni. Dall’alba a dopo il tramonto. Così Chon, appena riesce, si nasconde. E’ un ragazzino schivo e solitario, e come molti supereroi può essere facilmente scambiato per un nerd da chi non lo conosce bene. Ma tutto in lui e nel suo destino è straordinario, a partire dalla tragedia che gli sconvolge l’esistenza: l’omicidio dei genitori mentre consumano un brodino alla tavola apparecchiata per il pranzo di Natale e lui è acquattato sotto il divano del soggiorno.

Succede alla quindicesima delle 346 pagine di “331 metri al secondo” (331 metri al secondo è la velocità del suono a zero gradi centigradi), il terzo romanzo di Rosanna Rubino, scrittrice e architetta napoletana trapiantata a Milano, affascinata dal mondo dei ragazzi introversi e “speciali”, come aveva mostrato anche nel suo primo libro “Tony Tormenta” (Fanucci Editore). Ma quella di Chon non è solo una storia di formazione. E’ un thriller scatenato in cui entrano in gioco spacciatori assassini, bande di criminali cinesi, loschi affaristi e tutori dell’ordine corrotti. Sullo sfondo, una Milano stralunata e lontana dai cliché, dove si mescolano gli anfratti bui delle gallerie della metropolitana e grattacieli dai nomi poetici (Torre Vento e Torre Ghiaccio), i cui costruttori però rispondono a logiche molto più prosaiche.

C’è l’amicizia e c’è l’amore in questo romanzo scritto con stile asciutto e montaggio sincopato, che strizza l’occhio al cinema. L’amicizia di Chon, diventato adulto, per Caesar, il custode peruviano del cantiere in cui lavora, l’unico ad accettarlo per quello che è, pur senza poterlo comprendere. E l’amore per Lara, l’eterea ragazza dalla gonna di tulle, con le labbra che sanno di Big Babol e la voce morbida come zucchero. Ci sono sparatorie, valigette di soldi sporchi che cambiano vorticosamente di mano, e un’esplosione. E soprattutto c’è lui, Chon Cimmino, col suo fare malinconico e disincantato. Come tutti i supereroi che si travestono da emarginati, anche lui sarà costretto a scegliere tra vendetta e perdono. “Sapevi fin dall’inizio che sarebbe finita così”, gli dice Lara nel bel mezzo della scena finale. Ma il lettore no, non lo sapeva.

Rosa Teruzzi