IL BLOG IL FLAUTO DI PAN RECENSISCE TONY TORMENTA: “SURREALE, ONIRICO, EVOCATIVO, QUESTO ROMANZO E’ PURA POESIA CHE PIZZICA LE CORDE DELL’ANIMA”

A volte contare è rassicurante; contare è una via fuga quando sei solo, diverso e la rabbia monta assumendo forme incontrollabili. Formiche nelle labbra e scosse elettriche nelle dita, quando Tony le sente sa che è giunto il momento di stringere i pugni nelle tasche e concentrarsi sul numero delle mattonelle del pavimento o dei chicchi di riso nel piatto sperando che passi e che il fiato non si spezzi, perché in caso contrario accadono cose terribili.
Nessuno conosce davvero il segreto del piccolo Tormenta, per gli adulti è un ragazzino strano, intelligente a suo modo ma incapace di relazionarsi agli altri; per la psichiatra un soggetto affetto da schizofrenia ebefrenica; per i coetanei un ritardato, una merda secca su cui sfogare aggressività e frustrazioni. Fatto sta che la sua presenza è spesso foriera di disgrazie, tanto che quasi tutti a Mammoth Rock concordano nel ritenerlo un menagramo, uno da cui è meglio tenersi alla larga. Se avesse avuto un padre pronto a proteggerlo forse sarebbe stato diverso, ma Tony non ha mai conosciuto il suo e la madre Caroline ha problemi più impellenti da affrontare. Non gli resta che tenersi ai margini, rifugiarsi nei libri d’anatomia, assaporare la compagnia della sua cagna Boa, che lo segue ovunque vada, e pedalare via veloce quando avvista la Camaro rossa su cui circolano i bulli della scuola. Certo, il suo potere è pari a un’arma letale capace di annientare chiunque lo minacci ma non è sempre gestibile e, potendo, lui ne farebbe volentieri a meno. Tutto sommato sarebbe una vita vuota la sua se non ci fosse Marla. È grazie a lei che le giornate si addolciscono assumendo il gusto delizioso di un bastoncino alla liquirizia o le tinte pastello dello zucchero filato, lei che con i suoi capelli candidi e il corpo magrissimo sembra quasi una creatura evanescente. Per questa fragile ragazza albina Tony non è uno stupido, un malato, né tanto meno un portatore di iella, è piuttosto uno spirito affine giacché lei sa benissimo cosa significa essere diversi.
Anche Marla è sola, affidata a sua nonna perché il padre alcolizzato e manesco smettesse di farle del male, non ha altri “amici” che il suo iPod. Sono le canzoni dei R.E.M. a riempire i suoi silenzi e il vuoto di uno stomaco che rifiuta il cibo. Mentre Tony stringe i pugni e conta, lei infilza con la forchetta bocconi che non ingoierà e sogna di fuggire lontano, magari nella Death Valley o nella città di ghiaccio. Incontrarsi e riconoscersi, per loro, saranno due miracoli simultanei in grado di riaccendere la speranza. Il destino tuttavia non è sempre magnanimo e la trama che ha in serbo per i due protagonisti non ha esattamente il colore di una favola a lieto fine… reca piuttosto il buio della morte, un suono lacerante di sirene, una necessità di fuga, lo strappo di una separazione. D’altra parte, potrebbero mai due bambini infelici diventare adulti felici?
Parla con il cuore e mira alla pancia Tony Tormenta, un ragazzo che incuriosisce e spaventa, un po’ come la Carrie di Stephen King. Dotati degli stessi poteri, ugualmente emarginati e animati da collera esplosiva, i due personaggi hanno molti tratti in comune anche se, strada facendo, le similitudini si perdono e ciascuno si afferma per la sua unicità. Lì dove l’una si ferma chiudendo il cerchio alla sua maniera, l’altro prosegue la corsa verso un finale in cui sogno e realtà si fondono e si confondono regalando l’illusione di un epilogo più possibilista. Unica di sicuro è la storia d’amore tra Tony e Marla che come musica irrompe nello spazio di un dolore per cui non ci sono parole. Un sentimento taciuto ma tangibile, un aggrapparsi reciproco per non precipitare.

Surreale, onirico, fortemente evocativo questo romanzo è pura poesia che, vestendosi di prosa, pizzica le corde dell’anima. Una storia originale e visionaria in grado di radiografare i sentimenti e carpire gli aspetti più spinosi dell’adolescenza. Quella raccontata con grandissima capacità introspettiva da Rosanna Rubino è infatti un’adolescenza particolarmente difficile, quella di chi fatica a integrarsi e ad accettarsi, di chi per crescere deve fare i conti con mostri che assumono le sembianze del disagio psichico o dell’anoressia.
Un libro che si legge con un groppo in gola e le lacrime in punta di ciglia, tanto intenso da regalare emozioni che permangono oltre l’ultima pagina. Un esordio brillante per un’autrice che sicuramente non passerà inosservata.