“Un gran bel romanzo da leggere e da meditare”, Romano De Marco

Che Rosanna Rubino sia stata allieva di una delle migliori scuole di scrittura d’Italia lo si intuisce da subito. L’autrice Milanese, di origini napoletane, ha esordito nel 2013 con “Tony Tormenta” (Fanucci). Un gran bel romanzo da alcuni troppo sbrigativamente etichettato come “urban fantasy” con uno dei finali più originali e struggenti che mi sia mai capitato di leggere.

Per il suo nuovo romanzo, la Rubino cambia completamente prospettiva, a partire dallaprosa che in “Il sesto giorno” è molto essenziale, rapida, in linea con la trama e, soprattutto, con il suo personaggio principale.

Ronnie Rosso è un giovane miliardario che ha costruito la sua fortuna grazie alla creazione di un social network di audio-sharing chiamato Talentik (una specie di You Tube ma con contenuti sonori al posto di quelli visivi). A soli trentacinque anni è uno degli uomini più ricchi e invidiati d’Europa e ha scelto di ritirarsi, in un sostanziale isolamento, nell’attico di un moderno grattacielo milanese, circondato dal minimalismo di ambienti geometrici semi vuoti che sottolineano ed esaltano il suo volontario distacco dal mondo. Ronnie Rosso ha raggiunto l’apice partendo dal nulla. A dieci anni è fuggito da un villaggio africano in fiamme, senza possedere nemmeno un paio di scarpe, con la ferma intenzione di raggiungere Milano, la città di origine di Anna, una volontaria che, con i suoi racconti, gli ha aperto una finestra su un mondo diverso e affascinante. Grazie alla sua tenacia e a una intelligenza notevolmente superiore alla media, Ronnie è riuscito a ribaltare un destino a cui pareva impossibile sfuggire. Alla vigilia della quotazione miliardaria in borsa della sua creatura informatica, sullo sfondo di una Milano cupa e minacciosa, assediata da moti di protesta per il baratro economico e politico sul quale è affacciata la nazione, Ronnie Rosso vivrà sei giorni fondamentali per la sua esistenza, sottolineati da una insonnia patologica che lo tormenterà fino alla conclusione della vicenda. In un susseguirsi di comportamenti apparentemente inspiegabili, da parte del protagonista, la storia si dipana in maniera appassionante e convincente, fino a un finale che chiarisce in maniera completa tutti i dubbi lasciati in sospeso e il senso dei misteriosi eventi precedenti.

La Rubino sceglie una struttura narrativa simile a un’opera d’arte post moderna. Addirittura fa a meno di dare un nome ai propri personaggi (a parte Ronnie e un altro paio) e si limita a identificarli come “Ragazzo”, “Voce”, “Avvocato” ecc.. Una scelta difficile ma ben supportata dalla narrazione solida e sicura dell’autrice napoletana. Difficile simpatizzare per i personaggi di questo romanzo, ma impossibile non riflettere sul loro simbolismo. Personalmente ho trovato, nell’epopea di Ronnie, un messaggio di fiducia nell’uomo, nonostante l’autrice abbia voluto evitare il più possibile ogni empatia del lettore con le sue creature. Proprio come in un’opera post moderna, la riduzione all’essenziale delle forme e delle suggestioni visive favoriscono l’approccio all’idea di fondo, alla provocazione, al messaggio, così in questo romanzo la apparente freddezza della prosa e del protagonista, rendono limpido lo sguardo del lettore che non ha distrazioni nel giudizio e nell’interpretazione di ciò che legge. Una scelta di qualità e, se mi è concesso, anche di coraggio sia da parte dell’autrice che dell’editore, che ci consegnano qualcosa di davvero “diverso”, nell’accezione migliore del termine. Un romanzo che sfugge a qualsiasi catalogazione di genere, un gran bel romanzo da leggere e da meditare. E qualcosa mi dice che, in futuro, Rosanna Rubino tornerà a stupirci ancora con un’opera completamente diversa dalle prime due…

Romano De Marco
https://libroguerriero.wordpress.com/2016/05/18/il-sesto-giorno-di-rosanna-rubino/