“Un particolarissimo giallo urbano, linguaggio contemporaneo asciutto, essenziale, con dialoghi a tratti surreali ma sempre indovinati” (Thriller Nord)

Chon ha dodici anni e si chiama così perché suo padre da giovane ha lavorato a Shangai e si è innamorato di questo nome, ma il bambino ha anche un’altra particolarità: un udito fuori dal comune.

In realtà, la sua è una patologia chiamata iperacusia che gli fa sentire anche i bisbigli a decine di metri di distanza. Chon ascolta tutto, anche quello che non vuole, e i rumori che per gli altri possono essere tollerabili a lui scatenano forti mal di testa e uno stato di insofferenza che lo fa isolare quasi sempre da tutti.

Questa caratteristica lo aiuta a sentire i passi dei malviventi che arrivano una sera a sorpresa nell’appartamento dove vive con la sua famiglia, e a farlo mettere al riparo sotto il divano letto. Gli assassini compiono una strage e Chon, unico sopravvissuto, aiuta gli investigatori a incastrare i colpevoli solo avendone ascoltato la voce.

Assicurati i malviventi alla giustizia per Chon, rimasto solo al mondo, si prospettano l’orfanotrofio o una casa famiglia. Il ragazzino, sconvolto da questa decisione sulla sua vita, scappa dagli agenti che lo scortavano e trascorre sessantatré giorni nelle gallerie della metropolitana di Milano senza mai uscire; è qui che incontra Lara, sua coetanea e bambina che, con la sua personalità e la sua particolarità, gli cambierà l’esistenza.

Trascorrono quattordici anni e Chon ora lavora come operaio saldatore in due cantieri che realizzeranno grattacieli di lusso a Milano. Sulla vetta di questi palazzi il finissimo e strabiliante udito di Chon capta e sente tutto il rumore della città, un suono fatto di vite differenti l’una dall’altra, di storie parallele e che si intersecano, di buoni sentimenti e di malvagità.

A quasi zero gradi centigradi sulla sommità dei grattacieli, il suono raggiunge 331 metri al secondo e Chon ne è il destinatario assoluto. Una dote che lo ha fatto diventare anche l’informatore de Il Fermo, l’agente che aveva investigato sulla morte dei suoi genitori e che ora è vicecomandante del Nucleo investigativo dei carabinieri.

La voce di Milano, con i suoi rumori e i suoi suoni, passa dalle orecchie di Chon ma nessuno sa che il bambino, ora diventato uomo, ha uno scopo e un progetto ben precisi nella vita e che sta solo attendendo il momento più giusto per agire e riscattarsi di una esistenza di emarginazione e dolore.

Rosanna Rubino nelle pagine di questo particolarissimo giallo urbano è come se dicesse ai lettori: abbandonate tutto quello che sapete fino a oggi di Milano e seguitemi in una città talmente inedita da sembrare fumettistica, tra cantieri da metropoli del terzo millennio e periferie desolate, viste su aree lontane e tute da operai.

A tutto questo non poteva che affiancarsi un linguaggio contemporaneo asciutto, essenziale, ricco di riferimenti alla vita quotidiana, con dialoghi a tratti surreali ma sempre indovinati e di grande fascinazione. Un libro davvero bello che non mancherà di conquistare lettori di differenti generazioni.

“Thriller scatenato, stile asciutto e montaggio sincopato che strizza l’occhio al cinema.” (AMICA)

Chon ha 12 anni e un nome cinese benché sia italianissimo, di Milano. Gira con un cappello sempre calato sul capo. Ama i ragni perché sono silenziosi e ha la passione dei fumetti, di Tex Willer in particolare. Una malattia congenita, una forma acuta d’iperacusia, gli ha regalato una dote da supereroe: un udito da pipistrello che gli permette di sentire i bisbigli fino a 30 metri di distanza. Un dono che è anche una maledizione, se hai la sfortuna di crescere in una città caotica dove il rumore fa da colonna sonora alle tue azioni. Dall’alba a dopo il tramonto. Così Chon, appena riesce, si nasconde. E’ un ragazzino schivo e solitario, e come molti supereroi può essere facilmente scambiato per un nerd da chi non lo conosce bene. Ma tutto in lui e nel suo destino è straordinario, a partire dalla tragedia che gli sconvolge l’esistenza: l’omicidio dei genitori mentre consumano un brodino alla tavola apparecchiata per il pranzo di Natale e lui è acquattato sotto il divano del soggiorno.

Succede alla quindicesima delle 346 pagine di “331 metri al secondo” (331 metri al secondo è la velocità del suono a zero gradi centigradi), il terzo romanzo di Rosanna Rubino, scrittrice e architetta napoletana trapiantata a Milano, affascinata dal mondo dei ragazzi introversi e “speciali”, come aveva mostrato anche nel suo primo libro “Tony Tormenta” (Fanucci Editore). Ma quella di Chon non è solo una storia di formazione. E’ un thriller scatenato in cui entrano in gioco spacciatori assassini, bande di criminali cinesi, loschi affaristi e tutori dell’ordine corrotti. Sullo sfondo, una Milano stralunata e lontana dai cliché, dove si mescolano gli anfratti bui delle gallerie della metropolitana e grattacieli dai nomi poetici (Torre Vento e Torre Ghiaccio), i cui costruttori però rispondono a logiche molto più prosaiche.

C’è l’amicizia e c’è l’amore in questo romanzo scritto con stile asciutto e montaggio sincopato, che strizza l’occhio al cinema. L’amicizia di Chon, diventato adulto, per Caesar, il custode peruviano del cantiere in cui lavora, l’unico ad accettarlo per quello che è, pur senza poterlo comprendere. E l’amore per Lara, l’eterea ragazza dalla gonna di tulle, con le labbra che sanno di Big Babol e la voce morbida come zucchero. Ci sono sparatorie, valigette di soldi sporchi che cambiano vorticosamente di mano, e un’esplosione. E soprattutto c’è lui, Chon Cimmino, col suo fare malinconico e disincantato. Come tutti i supereroi che si travestono da emarginati, anche lui sarà costretto a scegliere tra vendetta e perdono. “Sapevi fin dall’inizio che sarebbe finita così”, gli dice Lara nel bel mezzo della scena finale. Ma il lettore no, non lo sapeva.

Rosa Teruzzi

“331 METRI AL SECONDO” PUBBLICATO DA HARPER COLLINS, COMING SOON!

“Milano parla. La gente libera parole nell’aria, e le parole si sollevano dalle strade e s’impastano ai suoni della città fino a diventare rumore. Un frastuono di uomini e cose che mi salta addosso e si appiccica sulla pelle come sciroppo.
Se mi fermo ad ascoltare, però, i suoni saltano fuori dal mucchio e io riesco a distinguerli uno a uno. Posso riconoscere un singhiozzo nel mezzo della folla, isolare un bisbiglio dal boato di un tuono o sentire una risatina malgrado lo sferragliare di un treno in corsa. Se comincio a farci caso posso arrivare a captare una frase a distanza di trenta metri fino alle singole parole. Io ci provo a fare finta di niente, ma se sto troppo tra la gente finisco per sentire cose che non vorrei mai ascoltare. E’ la voce della città, io la chiamo murmur.”

Dopo TONY TORMENTA (Fanucci Editore, 2013) e IL SESTO GIORNO (Fazi Editore, 2016), esce a fine mese in libreria 331 METRI AL SECONDO, pubblicato da Harper Collins. Un racconto d’amore e d’amicizia. Un urban thriller ambientato in una Milano disegnata dai nuovi sviluppi immobiliari, tra storie di vendette, ricatti e malaffare.

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Milano, quattordici anni fa.
Chon ha dodici anni e l’udito di un pipistrello. Riesce a cogliere un bisbiglio a distanza di trenta metri. Ecco perché, quando sente due uomini correre su per le scale del palazzo in cui vive e sfondare la porta di casa, si nasconde e resta immobile sotto il divano.
Chon diventa l’unico sopravvissuto all’agguato nel quale perde la vita tutta la sua famiglia. Sotto choc, si sottrae al controllo della polizia e si rifugia nelle gallerie sotterranee della metropolitana, dove rimane per sessantatré giorni, senza mai vedere la luce. È qui che incontra Lara, una sua coetanea che è appena scappata di casa e che gli cambierà la vita per sempre.

Milano, oggi.
Chon ha ventisei anni. Vive in periferia, in una villa abbandonata, e lavora come saldatore nel cantiere di due grattacieli di lusso, la Torre Ghiaccio e la Torre Vento. Lassù, dove l’aria sfiora spesso gli 0 °C, la velocità del suono raggiunge esattamente i 331 metri al secondo. Col passare del tempo il suo udito si è fatto più potente. La città è una sorgente di rumori intollerabili per lui, condannato dalla sua iperacusia a sentire ogni voce di gioia o dolore che si solleva dal suolo. Ed è per questo che Chon è diventato un informatore del Fermo, vicecomandante del Nucleo Investigativo. Solo tenendo le orecchie aperte, Chon riesce a scoprire piani segreti e crimini efferati.
Ma quello che nessuno sa è che Chon da anni aspetta solamente una cosa. L’uscita di galera degli assassini dei suoi genitori. E quel giorno è appena arrivato. In una Milano inedita, fatta di grandi cantieri e paesaggi desolati, Rosanna Rubino sferza la pagina come un lampo di luce nell’oscurità, regalandoci un urban thriller adrenalinico ed esplosivo, con un protagonista indimenticabile. Un emarginato dalla società che nasconde un segreto grande come la sua forza.

“Narrato con gelida precisione”, Gazzetta del Sud

(…) Rosanna Rubino sbarca nella collana Darkside di Fazi con Il Sesto Giorno. Ronnie Rosso è arrivato in Italia con un barcone da Tripoli. In pochi anni ha creato un impero, ma questo orfano nasconde un segreto che può mettere a repentaglio la sua fortuna e tutto è appeso a un filo sottile in un romanzo narrato con gelida precisione.

(Francesco Musolino, Gazzetta del Sud)

“Una prosa livida come la Milano d’inverno”, Il Manifesto

Secondo ingresso italiano nella nuova collana di Fazi. Darkside, dedicata al noir e alle crime story. Tra gli autori viene finalmente ripubblicato in Italia Leo Malet, il più grande noirista francese con Jean Claude Izzo. Qui però non siamo a Marsiglia, ma a Milano, in pieno inverno. Dalla cima di un grattacielo, seduto sul cornicione, Ronnie Rosso guarda la città sotto di lui. Ronnie, nato in Niger, era arrivato dalla Libia a bordo di un barcone, profugo e orfano bambino. Adesso, trentenne, è padrone di un impero fondato su Talentik, sito web che, per numeri, compete con Facebook e Google. La sua fortuna ammonta a due miliardi di dollari e tra sei giorni Talentik verrà quotato in borsa. Ma ognuno nasconde un segreto, e Ronnie non fa eccezione. Solo che quel segreto potrebbe sgretolare le sue fortune. Ragazzo, un futuro sognato da giornalista, diventerà il passepartout capace di entrare nella stanza buia del passato.

Rubino sceglie una prosa livida come la Milano d’inverno, i porcelli di pezza appesi a un albero in segno di protesta, l’attico in cui il giovane magnate abita. Livida come i nomi di chi popola  le sue pagine: Fotografo, Dottore, Guardia del corpo, Avvocato…

(Alias, supplemento de Il Manifesto)

“Rosanna Rubino sa scrivere”, La sepoltura della letteratura

Rosanna Rubino sa scrivere. Il suo secondo romanzo, Il sesto giorno, edito da Fazi nella collana Darkside, un racconto che si sostanzia di pochi fatti e grigie descrizioni, è un opera che vuole essere non banale, forse innovativa nei dettagli e nelle scelte stilistiche (non tanto linguistiche), pregna di significati sottaciuti e drammi divenuti ormai prassi, pane quotidiano da smerciare tra i troppo carichi, stanchi scaffali piegati delle librerie del centro città o di periferia.

Ambientato a Milano, la solita, grigia Milano, il romanzo della Rubino sembra la cronaca annunciata di una fine che tarda a compiersi; una cronaca della crisi attuale, l’onnipresente e onnicomprensiva crisi del mercato, dei mercati, scompaginata da un forte, dopo i primi secondi probabilmente banale, cliché romanzesco, quasi fantastico: il protagonista Ronnie Rosso.

Un personaggio ricchissimo, solo presente, o meglio, senza passato, un outsider meticcio (di origini nigeriane) Dio di un impero in espansione. Non solo! Scapolo, intelligente, di bell’aspetto e solo. Molto solo. Nulla di nuovo, ovviamente, un personaggio già letto e che, pur provandoci, resta superficiale sino alla fine dei sei giorni cui si riferisce il titolo. Ciò che però la Rubino ci racconta meglio è il contesto, l’ambiente in cui si muove il nostro uomo, che suda di contemporaneo, che sfrigola di stanco capitalismo occidentale.

Ronnie non è circondato da uomini, da calda Umanità, ma solo da fredde funzioni, da soggetti-ruoli che orbitano attorno alla sua persona: un patetico Avvocato (nobilitato quantomeno a persona dall’uso della maiuscola), un Medico unicamente dedito al lavoro e alla ricerca dell’immortalità, Voce, ovvero la Segretaria che per decenza (?) non è così indicata e infine Ragazzo, il fortunato ragazzo a cui Ronnie decide di raccontare la sua storia, cioè il suo passato e che funge da motore dell’azione.

L’intreccio è volutamente inconsistente, il tempo del racconto spalmato lungo l’arco di sei giorni, una linea cronologica facile da gestire anche con la sovrapposizione dei diversi flashback, a loro volta progressivi e mai disarticolati, sconnessi come sono molto, o potrebbero essere quasi sempre, i ricordi, aridamente esplicativi nella misura in cui servono l’intreccio. Il ritmo, i tempi della storia, risultano essere tutto sommato piuttosto serrati, non si può certo negare la curiosità che suscita l’atmosfera, la campana di vetro siderale in cui si muovono le poche funzioni e il nostro Ronnie.

Dunque, Rosanna Rubino sa scrivere. Qualche pagina è infatti letteralmente illuminata da alcune riflessioni, da certi pensieri formulati con gusto, quasi perle che si inseriscono perfettamente nella trama varia delle parole. Purtroppo questi momenti sono offuscati da scelte, spesso proprio riguardanti quel pallido intreccio, che stonano e banalizzano il tono del racconto.

Sembra quasi che la Rubino si sia prefissata, imposta quasi, un compito, uno di quegli esercizi da lasciare da fare a casa per le vacanze a degli studenti liceali: “Scrivi un racconto di ambientazione contemporanea che parli di crisi, di immigrazione e magari di un filo di speranza! Mi raccomando però: il tono deve essere cupo.” Il compito è stato eseguito egregiamente, anzi meglio, si merita pure un dieci!

Ma resta un esercizio di scrittura, una prova di cui sono ancora troppo evidenti i segni del taccuino dove sono stati tracciati gli appunti.

Salvatore Ciaccio

“Una lezione etica insospettabile”, Il Mattino di Salerno

Un coltello e Miryam in foto, il giallo di Ronnie
Una storia tra migranti, misteriose scomparse e la foresta del web.

Ronnie Rosso è un migrante arrivato in Italia in maniera misteriosa e avventurosa all’età di 12 anni. Ha in eredità un coltello, l’immagine di una ragazzina, Miryam, e quelle ben più crude di morte del suo villaggio in Niger.
Un padre sconosciuto, una mamma morta di parto; è adottato dalle donne del villaggio ed è seguito da una volontaria, Anna, che gli inculca l’amore per lo studio, la geografia e la matematica. Ronnie Rosso è il protagonista del romanzo di Rosanna Rubino “Il sesto giorno”, edito da Fazi.

Rosanna Rubino, architetto, è nata a Napoli, ma la famiglia e le origini sono nel Cilento: Vallo della Lucania. Ronnie è di quelli, uno su mille, che ce la fa; con l’aiuto di un avvocato senza scrupoli progetta e inaugura una piattaforma internet, “uno dei dieci siti web più visitati nel mondo”; il romanzo, con sfumature noir, parte sei giorni prima del debutto in borsa delle azion di questo sito, e lui è l’uomo dell’anno, tra gli uomini più ricchi del mondo. Siamo a Milano, ai nostri caotici giorni di crisi, proteste, instabilità: “Il vento picchia duro al quarantunesimo piano della Torre. Ronnie scavalcò la rete di sicurezza del tetto e si accovacciò sul cornicione a sbalzo. A quell’ora di notte, il gelo bruciava la pelle come ghiaccio secco. Ronnie si schiacciò contro il parapetto lasciando dondolare i piedi nel vuoto a 245 metri dal suolo. Milano gli tolse il fiato.”

E’ l’incipit del romanzo, un racconto a elica tra l’oggi e una finestra nel passato di colui che ce l’ha fatta e oggi è in cima al grattacielo della finanza, del mondo, Ronnie Rosso, il nigerino: “Ronnie afferra il coltello che tiene in tasca e salta giù finendo dritto sul collo dell’animale, che rotola sul fianco.” Dall’alto del grattacielo alla cima di un albero nella foresta dell’Africa; c’è un legame, un passato, delle ombre, delle luci in tutto ciò.
Il ricco imprenditore aprirà le pagine della sua vita a un giovane giornalista; scoprirà le magagne della finanza e quelle dell’avvocato, ma soprattutto darà una lezione etica insospettabile, ma auspicabile: non ci sono colpe che non possono essere volontariamente espiate. Sviscerare i segreti del bambino e del suo passato dice molto o tutto dell’adulto che è diventato.

Marcello Napoli

“La scalata al successo di chi parte dal niente”, Albatros

Eroi metropolitani. Col “Sesto Giorno”Rosanna Rubino ci racconta la sua Milano e la scalata al successo di chi parte dal niente.

Ci sono scrittori che ce l’hanno dentro la passione per la scrittura e questa li contagia fino a renderli dei veri e propri mezzi per esprimere concetti difficili da spiegare, per raccontare di sentimenti intimi, sfruttare appieno l’immaginazione pura, per esorcizzare delle paure e magari farsi portavoce di verità complesse da accettare. Sono sognatori, pragmatici, disincantati ma capaci di trasportarti nella realtà che loro stessi hanno creato. Questo è il caso di Rosanna Rubino, napoletana di nascita e milanese d’adozione con il suo secondo romanzo edito da Fazi (DarkSide) dal titolo “Il sesto giorno”. Un mondo schietto il suo, poco convenzionale, a tratti freddo ma saturo di caparbietà, dove non si teme di affrontare la vita a muso duro.

Come nasce la vicenda di Ronnie?
“Ho sempre pensato che il ‘successo’ di un uomo non si misuri mai al punto di arrivo, ma sulla distanza tra il punto di arrivo e quello di partenza. Volevo scrivere una storia in cui quella distanza fosse la massima possibile.”

Nasci come scrittrice di “urban fantasy”’, ora un noir. Cosa ti ha condotto verso questa scelta?
“In realtà quando ho scritto il primo libro non intendevo scrivere un urban fantasy, né questa volta un noir. Non era mia intenzione stare dentro una categoria definita. A dirla tutta i miei romanzi sono degli oggetti un po’ strani, un mix di generi. Io scrivo in forma di libro i film che mi piacerebbe vedere sul grande schermo. E io vedo di tutto, thriller, fantasy, noir, dipende dallo stato d’animo. Magari il prossimo libro sarà una commedia sentimentale.”

Credi che il paragone con il precedente romanzo sia inevitabile?
“Sono due storie che hanno una temperatura molto diversa. Il primo, Tony Tormenta (Fanucci Ed., 2013), è un romanzo dai toni caldi, tanta azione, atmosfere cupe. ‘Il sesto giorno’, invece, è un libro freddo, dal passo lento, attraversato da una tensione latente che percorre tutto il testo dall’inizio alla fine. Li accumuna la presenza al centro della scena di un protagonista maschile che ha le caratteristiche di un uomo straordinario, nel senso di extra-ordinario, al di fuori del comune.”

Perché hai deciso di ambientare la tua storia a Milano?
“Perché avevo voglia di raccontare di luoghi che mi appartengono. Io vivo lì, cammino tra i grattacieli che Ronnie sorvola col suo elicottero, sono stata in ogni via, club, location dove Ronnie va in quei cinque giorni della sua vita!”

Quanta ricerca è stata necessaria per includere nella narrazione tanta attualità?
“Per scrivere un libro di 250 pagine impiego almeno un anno e mezzo: sei mesi di ricerca, tra definizione della sinossi, analisi dei luoghi e recupero di tutte le informazioni necessarie alla storia, e un anno di scrittura, poi riscrittura, e ancora riscrittura.”

Secondo te i libri devono far riflettere o far sognare?
“I libri devono farti desiderare di saltare nella storia e diventare amico del protagonista, per abbracciarlo forte o prenderlo a pugni, magari fargli un sacco di domande, dissuaderlo a commettere azioni sbagliate o spingerlo a fare quelle giuste!”

Quanto la scrittura deve essere istintività e quanto una ricerca a tavolino?
“Il nucleo della storia è tutto pancia e cuore, viene dal caos che hai dentro, si nutre di lampi e visioni. Poi arriva la testa a mettere ordine nel guazzabuglio iniziale. E allora cominci a costruire i personaggi, creare lo storyboard, dare struttura alla messa in scena. Ed è un’operazione razionale, quello che si chiama tecnica o mestiere.”

Hai scelto di non dare dei veri e propri nomi a molti personaggi del romanzo se non per qualche eccezione, perché?
“Perché per Ronnie quasi non hanno la dignità di persona, li indentifica con la funzione che svolgono, li guarda da lontano associandoli a creature bestiali. Gli unici due personaggi che vengono indicati con un nome proprio sono Anna e Mirjam, figure legate alla sua infanzia.”

Perché Ronnie non sente di stringere dei veri legami con chi ha intorno… E’ forse un riflesso di quello che è oggi la nostra società?
“Ronnie è l’uomo solo per eccellenza. Distante da tutto, non si mischia alla vita ma resta a osservarla da lontano, dall’alto del suo attico al centro di Milano. Ronnie non è dentro la società, se ne tiene al di fuori, nonostante utilizzi tutte le opportunità che questa offre a proprio esclusivo vantaggio.”

Ariana e Selena Mannella

“Adrenalina, mistero, stupore”, Gioia

Ronnie, migrante nigerino che ha fatto fortuna e aspetta la quotazione in borsa della sua società in una Milano strana e cattiva, decide di raccontarsi per la prima volta in un’intervista concessa a un giovane cronista che ospita per sei giorni a casa sua: e sono giornate di adrenalina, mistero, stupore e colpi di scena. Un thriller complicato e avvincente, dove è la forza dei ricordi il motore che scatena le scelte più estreme.

“Un futuro vagamente distopico”, Radio Libri

Siamo fatalmente attratti dalle storie dei vincenti e vincente è il protagonista de Il Sesto Giorno di Rosanna Rubino, pubblicato da Fazi, il romanzo di oggi della NOBILE ARTE DEL DELITTO, qui a Radio Libri.

Ronnie Rosso vince alla maniera d’oggi ma vive in un futuro imminente, è l’inventore e capo di una società di audio sharing, Talentik, entrata nella rosa dei giganti della web economy al fianco di Google e Facebook, a un passo dalla quotazione miliardaria in borsa. Il successo potrebbe apparire invidiabile ma le cose e le persone non sono sempre come ci appaiono, e noi vogliamo conoscere la loro reale natura: ecco l’elemento giallo di questo romanzo. Prendiamo Ronnie: nelle prime pagine lo vediamo passeggiare sui parapetti dei grattacieli milanesi come un writer, respirare l’aria e il brivido come un randagio, mentre poco dopo scopriremo che è uno degli imprenditori più ricchi al mondo. Inoltre è nero, nigerino, dello Stato del Niger, ha il fisico d’atleta ma è un uomo d’affari e il suo passato ha una macchia scura, i cui contorni ci saranno chiari solo alla fine del romanzo.
La storia è concentrata in sei soli giorni, sono quelli che precedono il debutto a Piazza Affari di Talentik. L’Italia è attraversata da proteste contro i sistemi centrali, BCE e Bruxelles. L’Economist ci dedica una prima pagina disegnando lo stivale come una barca che sta andando a picco, dove solo l’imprenditore di origine nigerine Ronnie Rosso si affanna a svuotare l’acqua con un secchiello. Anche fuori alle vignette di copertina la realtà non appare meno paradossale. La classe dirigente sembra non accorgersi della tragedia imminente e continua a presenziare alle occasioni mondane, sorda a qualsiasi critica, con la bocca piena di cibo esotico e le mani impegnate a cingere bicchieri. Intanto nelle strade di Milano esplodono le bombe, la gente ha paura e la guerriglia è alle porte.

Rosanna Rubino, che ha esordito tre anni fa come scrittrice con Tony Tormenta e ha un curriculum da Responsabile Marketing nel ramo immobiliare, in questo romanzo esaspera gli elementi del nostro presente proiettandoli in un futuro vagamente distopico, crisi sociale, potere della finanza, società multietnica, che saranno i detonatori della società in cui i suoi personaggi si muovono nervosamente come braccati. Accanto al protagonista, altri personaggi per lo più di sesso maschile e senza nome, Guardia del corpo, Avvocato, Dottore, Ragazzo. Ragazzo è un giovane squattrinato aspirante giornalista a cui Ronnie, per intuizione, decide di affidare il segreto della sua incredibile storia. Ecco il loro incontro.

Ronnie vide Ragazzo.
Ragazzo vide Ronnie.
Ragazzo era alto e secco. Stazionava davanti all’ingresso della torre da giorni, bomber giallo, mani nelle tasche e una borsa di tela militare a tracolla. Vide Ronnie arrivare da lontano come un missile e provò a farsi avanti, ma Ronnie scartò di lato e passò oltre superandolo. La cellula fotoelettrica si attivò e le porte vetrate si spalancarono. Ronnie entrò nella hall della torre. Ragazzo invece restò impalato sull’asfalto, fino a quando Guardia del corpo lo raggiunse facendogli segno di stare alla larga.
Ronnie attraversò l’atrio ricoperto di marmi bianchi, fece un cenno di saluto al custode notturno, poi s’infilò in uno degli ascensori, si levò la maglia di tessuto termico rimanendo a petto nudo e si guardò allo specchio. E’ in quel momento che la vide, una piccola escrescenza dalle venature rossastre che pareva un neo, alla base del collo tra scapola e spalla, mentre l’ascensore bruciava quaranta livelli in dieci secondi, sparandolo al piano attico.

La tensione è palpabile, Ronnie cambierà molto nel corso dei sei giorni in cui è ambientato il romanzo. E’ in cima al mondo nel giorno uno, ma quello che vede all’apice del successo lo spingerà nel giorno sei a fare delle scelte sorprendenti. Lo scoprirete leggendo Il Sesto Giorno di Rosanna Rubino, pubblicato da Fazi, di cui vi abbiamo parlato oggi nella NOBILE ARTE DEL DELITTO, qui a Radio Libri.

LA NOBILE ARTE DEL DELITTO – Il sesto giorno

“A tratti efficacemente disturbante”, Leggere a colori

L’imprenditore di origini nigerine Ronnie Rosso sembra possedere solo carte vincenti: è un bel giovane dal fisico atletico, ha fondato Talentik, fortunata piattaforma digitale di audio sharingalle soglie dello sbarco a Piazza Affari, vive in un attico con piscina sullo sfondo di una Milano moderna e brulicante ed è un self made man di successo.

Lontano dall’atteggiamento da parvenu tipico dei neoricchi e quasi indifferente alle concessioni della buona sorte, Ronnie articola le sue giornate tra gli affari e il running, emblema della determinazione con cui ha percorso la strada verso il successo. Sparsi qua e là in tale mondo dorato, tuttavia, si raccolgono vaghi indizi d’inquietudine: un piccolo fastidio di salute, una curiosa fissazione per alcune, apparentemente casuali, parole del vocabolario, l’acqua della piscina che sembra sempre troppo fredda. Tutt’attorno, una serie di figure anonime e di scarso sviluppo: il socio Avvocato, il Dottore, la Voce (che appartiene alla segretaria personale, priva di presenza concreta) e infine Ragazzo, un inesperto giornalista che seguirà Ronnie full time per i cinque giorni che separano Talentik dall’approdo in Borsa.

Dall’apparentemente superficiale rapporto con tale figura emergerà, lento ma prepotente, il passato dell’imprenditore: l’infanzia da orfano in Niger, la precoce consapevolezza del male e della morte, il devastante cammino verso Tripoli e il drammatico viaggio fino a Lampedusa, approdo di profughi e vite in fuga. E, ancora, l’accoglienza presso una casa famiglia e il lungo lavoro di perfezionamento che ha portato l’uomo dalla disperazione alle vette dell’affermazione sociale, sino alla rivelazione di un oscuro ed estremo segreto che, solo in conclusione, verrà alla luce con effetti devastanti.

La stretta sintesi che caratterizza Il sesto giorno ricalca l’indeterminatezza dei suoi attori. Il tormento di Ronnie Rosso, freddo e impalpabile, manifesta allo stesso tempo l’apatia di una vita così estrema da aver raggiunto l’inazione e la scarsa indagine di una sfera emozionale definita esclusivamente da scarsi e imprevedibili comportamenti. Sospeso tra due mondi inconciliabili, il protagonista è in balia del conflitto tra passato e presente, volto al patetico tentativo di sviluppare affetti e contemporaneamente isolarsi da un mondo che, senza apparente spiegazione, percepisce come ostile. A nulla serve la definizione di un contesto spaziale: anche la Milano di Isozaki e Gae Aulenti è fumosa e indefinita, in balia di disordini sociali e inospitale nella dissacrante dicotomia tra crisi economica e simboli di lusso.

Nell’atmosfera noir si percepisce tutta l’inquietudine di quello che potrebbe essere uno scenario parallelo al nostro presente, in cui nuove dinamiche sociali e paradossali contraddizioni tra sviluppo e recessione si muovono in non-luoghi privi di identità.

Nel caos di una città contorta, di un protagonista sviscerato ma non pienamente approfondito, di una trama che tenta infruttuosamente un coinvolgimento, ci si chiede invano se il sesto giorno giunga infine con un rimando a quella Creazione in cui l’uomo, nuovo Adamo, possa assumere una definizione. Purtroppo, però, è spesso troppo labile il limite tra simbolismo e inconsistenza.

Davvero sarebbe stato in gradi di rifare tutto da zero? Restare immobili mentre gli altri morivano intorno a lui facendo finta di non sentire, fissando le stelle per non vedere, aspettando l’alba nella speranza di non affogare. Aveva ancora voglia di sfidare il sole a mezzogiorno tenendo gli occhi spalancati? E la fame, l’avidità, la curiosità, erano le stesse di allora?

Rosanna Rubino raccoglie nella figura di Ronnie Rosso tutti gli aspetti di una drammatica realtà contemporanea: quella dell’immigrazione, della sfida quotidiana di uomini e donne contro il mare e la povertà, così vicina eppure così distante da quella Milano bene di grattacieli e start up, di affaristi e social network, di business e vetri oscurati. Tra le due dimensioni si muove una popolazione smarrita, in protesta contro una crisi di cui sembrano confondersi emblemi e responsabili, contro quei “porcelli” che, tuttavia, la gente continua indirettamente ad alimentare, acquistandone prodotti e servizi, in un’ottica di sharing di ingannevole emancipazione.

Talentik vive dei propri utenti, ma è da essi stessi contestato, in una schizofrenia tipica del nostro tempo. Quando, in un’atmosfera di coprifuoco, i dimostranti salgono sui tetti dimostrano tutta la loro inefficacia, nell’ignoranza che, sopra le loro teste, continuano a girare vorticosamente le pale degli elicotteri privati: ambiguo è il tentativo dell’uomo medio di opporsi alla classe dominante cimentandosi, paradossalmente, proprio nella medesima scalata verso le vette della città.

Il contesto non lascia, tuttavia, un segno sufficientemente incisivo. E nella vicenda personale di Ronnie Rosso, purtroppo, non si riconoscono eventi scatenanti. La consapevolezza dell’inconciliabilità tra un passato di privazione e un presente di vuota abbondanza scaturisce senza un motivo riconoscibile, al di là di un’intima ricerca, quasi in sordina. Il senso ovattato della non-appartenenza a un contesto è a tratti efficacemente disturbante, ma più spesso lascia l’amaro di una potenzialità perduta.

Irena Trevisan
http://www.leggereacolori.com/letti-e-recensiti/recensione-di-il-sesto-giorno-di-rosanna-rubino/