“Emozionante colpo di scena”, Il Corriere Nazionale

Le innumerevoli voci della città, intervista alla scrittrice Rosanna Rubino.

Protagonista del nuovo romanzo dell’architetto Rosanna Rubino, “331 metri al secondo” edito dalla nota casa editrice Harper Collins Italia è Chon, un ragazzo straordinario. Egli possiede un udito fuori dalla norma che gli consente di percepire le innumerevoli voci, che caratterizzano quello che definisce “murmur”. Esso si condensa nella città di Milano ed è diffusore di storie, dettagli e aneddoti che meritano di essere raccontati.

Chon è un ragazzo coraggioso che non si arrende di fronte alle avversità in nessuna circostanza. È sempre alla ricerca di soluzioni concrete anche quando si trova a risolvere il caso di speculazione edilizia di Millennium City, il business center a cinque stelle, in costruzione nel centro di Milano per il quale lavora come saldatore.

Chon possiede intuito e perspicacia e trova sempre una via d’uscita nonostante la vita è stata crudele nei suoi confronti. All’età di dodici anni ha assistito all’omicidio dei suoi genitori da parte dei fratelli Madìa, delinquenti dell’hinterland milanese. Per anni egli cova sentimenti di vendetta e odio. Grazie all’amicizia col poliziotto soprannominato Il Fermo sfrutterà il suo udito straordinario per collaborare con il Nucleo Investigativo di Milano.

Negli anni la sua sete di vendetta non si placherà. L’amicizia con Lara, il suo alter ego nel romanzo, lo aiuterà ad affrontare con razionalità e maturità i suoi sentimenti contrastanti. “331 metri al secondo” è un urban thriller avvincente che si legge tutto d’un fiato. Il lettore si cala a pieno nelle vicende narrate. Una pagina tira l’altra e conduce verso un emozionante colpo di scena. Rosanna Rubino si conferma abile nel descrivere efficacemente gli scenari della vicenda dando vita ad immagini narrative nelle quali il lettore si cala a pieno.

Di “331 metri al secondo“, della funzione del destino nella nostra vita e della passione per l’urbanistica che emerge nella sua scrittura, ci parla in questa interessante intervista l’autrice Rosanna Rubino.

Com’è nata l’idea di creare il personaggio di Chon dalle capacità uditive straordinarie?
Chon è il terzo personaggio di tre romanzi dalle caratteristiche fisiche e mentali straordinarie. L’idea di presentare un personaggio straordinario è nato dalla mia passione per gli urban thriller e per il romanzo “Profumo” e dalla voglia di parlare dei sensi, delle loro capacità particolari.

Come mai la scelta della città di Milano come scenario della vicenda?
La città di Milano fa da protagonista a questo libro. Sono un architetto e sono sempre stata affascinata dalle città come luoghi capaci di condensare tante storie, innumerevoli voci e suoni che aleggiano nell’aria e che hanno bisogno di essere captate e raccontate.

Quanto il suo lavoro di architetto è stato fondamentale nella stesura di “331 metri al secondo”?
Tantissimo. L’urbanistica è una delle mie più grandi passioni. Ho fatto architettura proprio perché volevo studiare le città e volevo creare una storia che avesse da sfondo una città in cui fosse presentata la dimensione dello sviluppo urbano da una parte e, la dimensione immateriale dei suoni dall’altra. Se non fossi stata un architetto appassionato di urbanistica e non avessi operato per anni nel settore immobiliare, questa storia non sarebbe nata.

Nel suo romanzo si parla del legame di amicizia tra il protagonista e Lara che l’aiuta ad affrontare le avversità della vita. Per lei quanto è importante il rapporto di amicizia nella vita?
Lara è un personaggio speciale in questo romanzo. Riveste la funzione del “personaggio corale” che nella tragedia greca commentava le vicende che avvenivano sulla scena. Lara in questo romanzo è la “voce della verità”. È l’alter ego di Chon. Sembra che sia ai margini della storia ma in realtà ne è coinvolta in prima persona. Chon subisce gli eventi mentre Lara ha parte attiva, affronta gli eventi. L’amicizia è fondamentale. Serve per affrontare i momenti difficili della propria esistenza. In ogni dimensione relazionale si può cogliere il duello tra il Bene e il Male, la parte positiva e quella negativa. Questa contrapposizione è anche presente nel rapporto di amicizia tra Chon e il Fermo che è un amico che gli fa da padre, aiutandolo in diverse situazioni ma che è anche un suo antagonista rivelandosi un ostacolo, un nemico in altre vicende.

C’è un personaggio al quale è più affezionata rispetto ad un altro e perché?
Sono legata a tutti i personaggi ma di più al protagonista, Chon. Mi piace di Chon la sua incapacità di accettare che le cose non vadano per il giusto verso. Amo la sua determinazione e il suo coraggio. In questo personaggio ci ho messo molto di me stessa.

Il suo romanzo fa riflettere sulla casualità degli eventi che molti definiscono “disegno divino” o “destino”. Lei cosa pensa al riguardo?
Non credo nel disegno divino. Penso che ognuno può incidere sul proprio destino nonostante la dimensione del caso. Si ha la possibilità di trasformare il male in un’energia positiva che può cambiare il corso degli eventi della vita. Chon ne è la testimonianza di ciò perché riesce a riprendere in mano il gioco della sua vita, reagisce, lotta contro il destino e gli eventi avversi. Tutti abbiamo la possibilità di cambiare il proprio destino.

Si è mai trovata a fare i conti con i “se” e i “ma” come succede al protagonista?
È una costante delle mie giornate e penso nella vita di chiunque. È incredibile come la vita di ognuno di noi acquisisca una particolare forma rispetto ad un’altra in base ad una singola scelta. Ci sono centinaia di “sliding doors”. È un qualcosa di incredibile a cui non si riesce mai a dare una spiegazione ma abbiamo la possibilità di fare in modo che le cose accadano. Possiamo cambiarle a nostro favore mettendo in pratica la nostra volontà.

Alla fine del romanzo Chon riflette sul senso di giustizia e la legge del taglione. Che cos’è la giustizia per il suo protagonista?
Per Chon giustizia equivale a vendetta. Il cerchio si chiude quando lui si vendica. Una vita si paga con la vita. La sua è una visione che non dico che va condivisa ma almeno rispettata.

Nel suo romanzo emerge il caso di Millennium City in cui si presenta la tematica della speculazione edilizia ai danni della salute dei cittadini. Cosa pensa di questo fenomeno molto diffuso?
Purtroppo nell’immobiliare come in qualsiasi altro settore c’è poca trasparenza. Esistono le tangenti, le cosiddette “mazzette”. È un fenomeno molto diffuso. Come si contrasta non lo so dire ma ci si augura che ci siano più controlli e trasparenza. Il caso Millennium City del libro si ispira ad una vicenda che è avvenuta realmente a Milano. È ispirato ad eventi veri. Basta aprire un giornale per trovare spunto per tante storie. Basta saperle cogliere con sana fantasia.

Quanto la sua passione per la fotografia è fonte di ispirazione per la scrittura dei suoi romanzi?
Molto. Quando non so cosa scrivere, la mia tecnica è prendere uno dei tanti libri di fotografia che ho nella mia libreria, aprirlo, sfogliarlo e partire da lì per cominciare a mettere nero su bianco delle idee per la mia storia. Ho avuto per tanti anni il dubbio se scrivere o fare fotografia. La passione per la scrittura ha poi preso il sopravvento su quello della fotografia.

Progetti futuri…
Terminare il mio quarto romanzo.

Mariangela Cutrone, Il Corriere Nazionale

Le innumerevoli voci della città di Milano: intervista alla scrittrice Rosanna Rubino

 

“Protagonista indimenticabile” (Milano Nera)

I grandi ospiti del Nebbiagialla: Rosanna Rubino, 331 metri al secondo

Milano vibra in un indistinto, continuo, insopprimibile e travolgente parlare della gente. La gente sussurra, conversa, grida, libera milioni di parole in aria, che si alzano e vagano dalle strade mischiandosi ai tanti, infiniti suoni che trasudano dalla città fino a diventare intollerabile rumore. Un rutilante frastuono di uomini e cose« che mi salta addosso e si appiccica sulla pelle come sciroppo». Questa è la vera spaventosa ossessione di Chon, il protagonista di 331 metri al secondo, questo romanticamente e tragicamente strano romanzo di Rosanna Rubino. Il suo quotidiano incubo, perchè Chon possiede una dote, una straordinaria dote che alla fine è anche la sua condanna. Chon è in grado di percepire un singhiozzo tra la folla, scindere un sussurro dal boato di un tuono e cogliere il gorgoglio di una risatina nonostante il fragore di un treno in corsa. Se si impegna, riesce persino a sentire una frase, anzi tutte le parole di una frase  a distanza di trenta metri. E, non può impedirselo: stando in mezzo alla gente, alla folla, finisce con ascoltare anche le cose che non vorrebbe. È la caleidoscopica voce della città, che Chon chiama il “murmur”. Milano, quattordici anni fa: Chon ha dodici anni e l’udito di un pipistrello. Iperacusia la chiamano, ma un’iperacusia di livello altissimo, inaudito. Questa sua peculiarità fa sì che, unico testimone di un fatto di sangue, aiuti  il Fermo, giovane, biondo ed efficace sottotenente del Nucleo investigativo, a individuare i killer riconoscendo le loro voci. Ma quando sta per essere trasferito in un istituto per minori orfani, Chon fugge. Sotto choc, si infila in una stazione della metropolitana e si rifugia in un fetido buco delle gallerie sotterranee, dove avverrà un incontro che  si trasformerà nel suo irreale amo di aggancio verso la vita. Ma…

Milano oggi: Chon ha ventisei anni. Vive in una villa abbandonata della periferia, lavora come saldatore nel modernissimo cantiere di due grattacieli di lusso, la Torre Ghiaccio e la Torre Vento e ha per unico amico Caesar, il sudamericano guardiano dell’area in costruzione che alloggia in un prefabbricato vicino ai due modernissimi giganti che svettano. Lassù in cima, dove spesso si sfiora la temperatura di 0 °C, la velocità del suono raggiunge esattamente i 331 metri al secondo. Con il passare del tempo l’udito di Chon è diventato ancora più potente. Impossibile per lui, condannato dalla sua iperacusia ad ascoltare tutte le voci di gioia o dolore, che si solleva dal suolo estraniarsi dalla città, inarrestabile sorgente di intollerabili rumori. Ed è anche per questo, dopo mesi dedicati a sopravvivere derubando gli altri, che Chon riconosciuto dal Fermo, promosso nel frattempo vice capo del Nucleo Investigativo ma che combatte ogni giorno una personale battaglia coi suoi demoni, è diventato un informatore della polizia e se ne va in giro per Milano tenendo le orecchie bene aperte. Perché ascoltando i dialoghi della gente, spesso riesce a scoprire segreti piani ed efferati crimini e talvolta riuscire a prevenirli. Ma nessuno sa che Chon in realtà aspetta da anni solo una cosa: la vendetta. E quel giorno è arrivato!
In una Milano squallida e inedita, fatta di grandi cantieri di torri in costruzioni inseriti nella cupa desolazione del paesaggio, Rosanna Rubino attraversa le pagine come un lampo di luce nell’oscurità, regalandoci un thriller diverso, quasi soprannaturale, con un indimenticabile protagonista. Un emarginato dalla società, che nasconde la sua forza prigioniero e vittima delle sue eccezionali doti. Sarà il sentiero della vendetta a regalargli finalmente la pace interiore o magari la chance di una nuova vita?

“Noir rivelazione dell’anno” (Brescia Oggi)

SUPEREROI DI FICTION E DI CRONACA PER IL NUOVO FESTIVAL GIALLO GARDA.
La scrittrice Rosanna Rubino parlerà del suo “331 metri al secondo
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Trecentotrentuno metri al secondo, come la velocità del suono quando è inverno: la storia del giovane Chon, novello giustiziere che ha l’udito di un pipistrello, riesce a cogliere un bisbiglio a distanza di trenta metri. Sembra Batman, ma con lui ha in comune solo l’assassinio dei suoi genitori, non è miliardario come Bruce Wayne, altro che Bat-Caverna, lavora sui cantieri dei grattacieli di Milano. E’ il protagonista del noir rivelazione dell’anno appena concluso, appunto “331 metri al secondo”: firmato da Rosanna Rubino, la madrina della quinta edizione del Festival Giallo Garda che prende il via proprio oggi, con la presentazione del testo che narra di Chon, di piani segreti e crimini efferati, di una città da sempre “sorgente di rumori intollerabili”, croce e delizia, gioia e dolore (…).

Alessandro Gatto su BRESCIA OGGI

“Il romanzo della Rubino coinvolge il lettore e lo porta a leggerlo tutto di un fiato.” (Giallo e Cucina)

Rosanna Rubino: architetto, specialista in marketing e comunicazione, consulente nel settore “real estate”. Questo è il suo terzo romanzo.

La narrazione si dipana su tre linee temporali differenti. Il prologo avviene nel momento presente, per passare immediatamente nel remoto passato di quattordici anni prima, proseguire nel momento corrispondente al passato recente (due mesi prima di ora) dove la storia ha il suo naturale svolgimento, ed infine ricongiungersi al presente per vivere il suo sorprendente epilogo.

La storia si svolge a Milano, dove la città fa da sfondo alla vicenda, e l’ambito del settore immobiliare fa da cornice alle vicissitudini di Chon, giovane protagonista del libro. Milano la caotica, terribile mix di voci, suoni, rumori assordanti o anche bisbigli, sussurri e tanto altro; e tutto questo non può sfuggire alle orecchie super sensibili di Chon, affetto da una sindrome conosciuta come iperacusia, un’alterazione dell’udito che lo rende capace di sentire perfettamente cose che nessun altro essere umano può neanche percepire. Una fortuna? No, nel caso di Chon, perché la cosa lo ha reso un emarginato, quasi un reprobo, chiuso in se stesso e incapace di avere rapporti interpersonali, ad eccezione della sua amica Lara (l’altra protagonista del romanzo), l’unica con cui sta e parla volentieri.

È un appassionato di fumetti, legge Tex, Diabolik e gli X-men, ma il suo super-udito non lo ha reso un super-eroe, gli ha solo permesso di salvarsi la vita, quattordici anni prima. Ma se è vero che da grandi poteri derivano grandi responsabilità, in questo caso Chon non ha e non si sente addosso nessuna responsabilità, ma forse una “missione”, quella di “sistemare” le cose accadute appunto quattordici anni prima. Perché, come dice Lara, la vita è un continuo scontro tra forze contrapposte: costruire o distruggere, vivere o morire. Non si può rimanere in una sorta di limbo per tutta la vita, prima o poi bisogna fare una scelta, e se questa è vivere allora bisogna costruire qualcosa, altrimenti è meglio morire.

Così come Chon sa che quando la temperatura dell’aria è di 0° centigradi il suono viaggia alla velocità di 331 metri al secondo, così il romanzo della Rubino coinvolge il lettore e lo porta a leggerlo tutto di un fiato, perché con la stessa velocità del vento si vuole arrivare a sapere cosa farà Chon, se metterà la parola fine alla sua tormentata esistenza o se sarà capace di ricostruirsene una nuova…

Il romanzo è bello, la narrazione scorre fluida e piacevole, ed evidente è “l’aria di casa” dell’autrice, quando si destreggia abilmente e con competenza tra gli ambienti e i termini del mercato immobiliare.

Gianfranco Machella
Giallo e Cucina

Intervista – dal blog “Sul Romanzo”

Rosanna Rubino, scrittrice, architetto e specialista in Marketing e Comunicazione, dopo Tony Tormenta e Il sesto giorno, torna in libreria con 331 metri al secondo (HarperCollins, 2018) in cui racconta la storia di un ragazzo che rimane orfano, dopo aver assistito al massacro della sua famiglia e che possiede un super potere che si rivelerà un dono, ma anche una condanna. Chon soffre di una malattia congenita: l’iperacusia, un disturbo dell’udito che provoca un’ipersensibilità ai suoni. Una capacità uditiva superiore alla norma che gli porterà vantaggi, ma gli causerà non pochi problemi.

Il titolo del libro ha un significato particolare. Vuole spiegarci il motivo di questa scelta?

331 METRI AL SECONDO è la velocità del suono nell’aria a zero gradi centigradi. Il tema del suono, e quindi del rumore, è al centro del romanzo. Il protagonista, Chon Cimmino, soffre di un disturbo dell’udito che gli consente di avere una capacità uditiva superiore alla media. E’ uno che vive ai margini della società, senza fare troppo rumore, perché dal rumore ci fugge. Da ragazzino ha assistito all’omicidio dei propri genitori, rimandendo orfano. Da adulto, dopo un passato di ladro di appartamenti, collabora col Nucleo Investigativo di Milano come informatore. Il giorno in cui gli assassini dei suoi genitori escono di galera, avendo finito di scontare la pena, la sua vita subisce una svolta. In una notte fredda, dove la temperatura scende a zero gradi e dove i suoni schizzano nell’aria alla velocità di 331 metri al secondo, Chon tenterà di ristabilire l’equilibrio perso da piccolo, recuperando almeno in parte quello che gli è stato portato via, fino al colpo di scena finale.

Le vicende narrate sono ambientate a Milano, una città particolarmente frenetica e rumorosa. C’è una motivazione precisa alla base?

Milano è la città che mi ha adottato, le devo molto. La Milano del mio romanzo è un organismo in costante evoluzione, una città livida e fredda che blatera, urla, bisbiglia senza sosta, la cui voce si abbassa di notte fino a diventare quasi impercettibile, si innalza al mattino, per poi diventare poderosa durante il giorno, persino rabbiosa nelle ore di punta. Una voce che il protagonista è obbligato ad ascoltare senza sosta, suo malgrado.

Il protagonista soffre di un grave disturbo, l’iperacusia, che lo porta a percepire rumori e suoni a un livello elevato. Com’è nata l’idea di raccontare questo disturbo e quindi la figura di Chon?

Mi affascina l’idea della città come luogo che condensa in uno spazio concentrato una grande massa di persone. E queste persone, stipate all’interno degli edifici, producono suoni di ogni tipo: di gioia, dolore, paura, noia, eccitazione. Tutti questi  suoni, mischiati insieme, diventano rumore che  si solleva dal suolo e si disperde nell’aria. Volevo qualcuno che fosse capace di sentire questo rumore, ed è arrivato Chon Cimmino, un ragazzino che soffre di iperacusia, ovvero un disturbo uditivo che comporta una iper sensibilità ai suoni. Nel caso di Chon, poi, questa iper sensibilità ai suoni si accompagna a una capacità  uditiva superiore alla media, ovvero Chon può sentire un bibiglio a distanza di trenta metri, cosa che lo rende una persona diversa da chiunque altro.

Uno degli aspetti interessanti del romanzo è che rumori e suoni sono presentati in modo dettagliato così da rendere il lettore partecipe delle difficoltà che deve affrontare Chon. Se in ambito cinematografico si tende a dare per scontata la loro presenza, nella stesura di un libro scrivere del rumore non è un aspetto semplice da gestire. Come è arrivata a questo livello di precisione?

Il rumore è disturbante. Nel quotidiano lo subiamo, lo fuggiamo, o comunque lo viviamo in modo passivo. Per scrivere questo libro ho dovuto fare qualcosa che è innaturale, ovvero cominciare ad ascoltare il rumore in modo attivo, facendo attenzione ai suoni  delle bocche, del corpo, delle architetture, delle voci, così da trovare un modo efficace per raccontarli.

La maledizione del protagonista però si rivelerà anche una fortuna: da saldatore di cantieri nel centro di Milano, diventerà un abile informatore del Nucleo Investigativo. Come affronta Chon questo passaggio?

In realtà a Chon non gliene frega nulla di fare da informatore delle forze dell’ordine. E’ una condizione che subisce, perché conseguenza di un ricatto. Ha stipulato un patto con Il Fermo, Vice Capo del Nucleo Investigativo di Milano. Il Fermo tiene per sè informazioni che potrebbero incriminare Chon per un furto commesso dal ragazzo anni prima, in cambio lui va in giro per la città tenendo le orecchie aperte, mettendo il Fermo al corrente quando capta informazioni su crimini in corso. E Il Fermo, anche grazie all’aiuto di Chon, diventa un pezzo grosso del Nucleo Investigativo. Nel corso della storia Chon cercherà di sottrarsi alla tutela de Il Fermo facendola finita col ruolo di informatore.

Un altro personaggio curioso del romanzo è Lara, una ragazza che Chon conosce nel complesso delle gallerie della metropolitana. Che ruolo ha Lara nella vita del protagonista?

Lara è la sua amica del cuore. Sembra che viva ai margini della storia, invece c’è dentro fino al collo. Attraverso le sue parole spinge Chon a fare delle scelte, a volte muovendo i fili del racconto. Chon e Lara si muovono sulla scena in un gioco di specchi, scambiandosi i ruoli nel corso di tutto il romanzo. Solo alla fine si comprenderà la vera natura del loro rapporto.

Possiamo ipotizzare e sperare in un sequel di questo romanzo?

Alla fine del romanzo Chon chiude i conti col passato e comincia finalmente a guardare al futuro, che è tutto da vivere. Possibile, anzi probabile, che la sua storia non finisca qui!

(Sul Romanzo)

“Una iper realtà onirica, viscerale e inconscia come i sogni.” (Corriere Spettacolo)

“Kill Bill è il tipo di film che vanno a vedere al cinema i personaggi di Pulp Fiction” – dichiara Tarantino. E inventa un mondo immaginario all’interno, paradossalmente, di una realtà che è essa stessa rappresentazione: dentro un film. In 331 metri al secondo (Ed. HarperCollins, Agosto 2018), terzo romanzo di Rosanna Rubino (Tony TormentaIl sesto giorno), assistiamo a qualcosa di molto simile: la creazione di un universo in cui verosimiglianza e fumetto, ambientazioni dalla precisa collocazione spazio-temporale e istanti dilatati nell’arco di una vita, si fondono in nitide sequenze a costruire un’iperrealtá onirica, viscerale e inconscia come i sogni, metafisica, dove ogni dettaglio, ogni raggio di luce, che arrivi dal sole, dal neon di un ospedale, o da un treno che attraversa i binari della metropolitana, ci proietta nell’universo interiore del protagonista, Chon.

L’intero romanzo si muove sul doppio piano di una realtà visionaria (addirittura immaginaria?) contrapposta alla soggettività di Chon (o da lui stesso prodotta?). Come supporre l’esistenza se non un istante infinito, un tempo interiore immutato che, con la propria percezione, “crea” la realtà?

Attenzione, non abbiamo di fronte un trattato filosofico, ma un sapiente miscuglio di generi che vanno dal noir, al poliziesco, al romanzo di formazione, dove una scrittura martellante e affilata, tratteggia, chirurgica, quasi a istantanee, trama e personaggi dal carattere e psicologia ben definiti, in un crescendo di eventi intrisi di profonda tensione narrativa.

Chon si trova catapultato da un tragico evento in un mondo ipersonico, e vive, in perenne distonia con la realtà (che lo circonda?), che pure risuona vivida e martellante nella sua testa a causa dell’iperacusia di cui soffre, in un luogo di piccole vicende personali e di grandi storie collettive.

Milano è una Gotham City velata di blu, una Tokyo affamata, griffata e corrotta, il bagliore rarefatto nella penombra di un ristorante alla moda e il chiarore livido di un’alba colorata dalle fiamme; bocche masticanti di un’umanità ferina colta nella sua viltà quotidiana; un’aritmia sommessa e stridente che conduce a un inesorabile boato.

A trovare un senso in questa metropoli dallo scheletro d’acciaio e muscoli filigranati, dove la trasformazione dell’architettura è fusa e inscindibile con le speculazioni della malavita organizzata (con taglio orientale), Chon porta avanti il suo folle progetto, l’unico che possa, in un mondo capovolto, riparare a quella realtà negata che è per lui l’origine del tempo: infanzia, emozione, calore. Affetto.

Il testo, con un’empatia fortissima verso i personaggi, sospeso ogni giudizio morale sugli stessi, fa scaturire la loro profonda umanità, delineandosi, in definitiva, come un atto d’amore; verso una città (una vita?) perennemente agognata quanto più, per motivi impossibili da conoscere, sottratta.

Un cielo mutevole, ora accanito, più spesso indifferente, assente se invocato a gridare una risposta, spia le vicende di chi rappresenta il bene ed è perduto e chi, venendo da un altro mondo, vi farà ritorno trovando la pace

Davanti al silenzio che sottende il rumore, specchiato nel vetro e nell’acciaio come nuove maschere di inumana distanza, a Chon non resta che l’azione, epigono di un’epica minore ma non doma: un solo, rigoroso, calcolato, premeditato gesto, la cui origine risale a un remoto passato, a spezzare il corso degli eventi e dare inizio a un tempo nuovo, dove, volgendo lo sguardo verso il mare, è ancora possibile incontrare la bellezza. Forse persino amare. Amare profondamente, a costo dell’anima; anche chi, dilemma di ogni amante di fronte al suo bene, potrebbe, in fondo, non esistere che per noi.

Diego Galdi

“Un frenetico noir sui generis.” (OGGI)

Chon ha 12 anni ed è “malato” di iperacusia, in pratica ha l’udito di un pipistrello o se si vuole di un supereroe. Gli massacrano la famiglia (non arrabbiatevi, non è spoileraggio perché tutto avviene nelle prime pagine). Lo ritroviamo adulto, ladro e informatore della polizia al contempo, sempre con questa sua incredibile capacità di sentire attraverso muri. Ascolta piani criminali, sa i fatti della gente, sa tutto, potrebbe continuare a campare così. Solo che all’improvviso si trova in un impiccio e deve trovare una enorme somma di denaro, il suo superpotere lo aiuterà? La scrittrice, Rosanna Rubino, in 331 metri al secondo (HarperCollins) dona un noir dal linguaggio frenetico destinato a piacere a molti.

Lavinia Capritti, OGGI

“Un thriller originale, inedito, scritto con grande ritmo” (R. Iovacchini)

331 metri al secondo è un thriller ambientato a Milano, negli ambienti del recente boom immobiliare, dei grattacieli firmati dai grandi architetti, del nuovo corso cittadino iniziato con l’expo e che sembra ormai destinato a durare molti anni. La trama racconta la vita di Chon, un ragazzino che ha visto uccidere i suoi genitori in un agguato in casa  e che è riuscito a salvarsi grazie ad una sua rara caratteristica fisica, ossia una specie di superudito, l’acusia, che gli consente di sentire rumori di lieve entità a grandi distanze. Riesce a sentire gli assassini dei suoi genitori che ancora dovevano entrare dentro casa riuscendo a rifugiarsi sotto il divano, nascondendosi alla vista dei criminali un attimo prima che il massacro fosse compiuto. Chon viene ritrovato dalla polizia ma riesce a fuggire nascondendosi per 64 giorni nei tunnel della metropolitana, dove incontra Lara, una ragazzina sua coetanea che sarà l’incontro più importante della sua vita. Dopo qualche anno Chon si ritroverà a lavorare nei cantieri dei grattacieli di lusso come saldatore e grazie al suo superudito diventerà informatore della polizia. Inizia quindi la sua avventura che lo porterà a compiere il piano che aveva in mente dal giorno in cui fu testimone dell’assassioni dei genitori.

Rosanna Rubino è un architetto, esperta del settore immobiliare, arricchisce i suoi romanzi con le sue conoscenze tecniche, nel caso di 331 metri al secondo c’è una perizia geomorfologica che turba i sonni di molte persone e che è tenuta nascosta, ma che sarà importantissima sia per dare credibilità alla trama che per far notare come il lavoro scrupoloso dei tecnici venga oscurato da coloro che detengono il potere reale e gestiscono i grandi business, senza preoccuparsi della salute altrui per risparmiare sui costi quindi aumentare i profitti.

Il libro racconta tante storie parallele e tra i principali personaggi c’è il poliziotto di cui Chon è informatore, soprannominato Il Fermo o Occhi di husky, una figura di poliziotto non proprio esemplare, uno uomo con grossi problemi personali ma anche con una originale visione dei rapporti che possono esserci tra poliziotti, informatori e mondo climinale.

Lo stile di scrittura di Rosanna Rubino è essenziale, senza orpelli, con dialoghi molto diretti, quasi rudi, che utilizzano un linguaggio veloce, senza mezze parole, arrivando subito al sodo, che ricorda a tratti il linguaggio dei fumetti. E proprio al mondo dei fumetti sembra essere ispirata la copertina, che per grafica e colori spicca per originalità tra le tante novità editoriali esposte nelle librerie. Il libro racconta l’altro lato della città di Milano, non quella della moda o dei nuovi quartieri “glamour” abitati da personaggi famosi e influenti, ma quello meno noto e patinato dei cantieri di costruzione e delle attività che vi si svolgono, viste con gli occhi di coloro che in questi cantieri lavorano tra fatica, sudore e disagi economici. Un thriller originale, inedito, scritto con grande ritmo. Una storia che coinvolge il lettore fin dalle prime pagine ed una storia che non ha alcun calo di tensione man mano che procede.

Roberto Iovacchini

“Storia assai avvincente, scritta benissimo, anche quando gioca con le parole” (F. Durante, IL MATTINO)

Anche in 331 METRI AL SECONDO (Harper Collins, 284 pagine), terzo libro della napoletana Rosanna Rubino, Milano, la città dove l’autrice lavora, è sfondo perfetto di un thriller calato negli attriti della modernità: vite marginali e santuari della finanza, sfavillanti progetti urbanistici e periferie degradate. E anche qui l’eroe parte dal lato buio della strada: si chiama Chon Cimmino, ha origini napoletane (che nel finale ritroverà), e gli hanno ucciso la madre e il padre spacciatore quando aveva 12 anni. Quel giorno lui c’era, steso sotto un divano, per proteggersi dal frastuono. Chon soffre infatti di iperacusia: ha un udito acutissimo e anche i più deboli rumori gli causano fastidio e rumore. Un tallone d’Achille e una specie di super potere: può infatti percepire suoni e parole anche a grande distanza. Dopo il delitto, e dopo 64 giorni trascorsi nascosto in un sotterraneo del metrò (i cronisti l’avevano battezzato “Metro Boy”), per Chon si sono aperte le porte dell’orfanotrofio.

(…)

Ci sarà un finale apocalittico, e un colpo di scena destinato a “riscrivere” tutta la vita di Chon. La storia è assai avvincente e scritta benissimo: con asciuttezza anche quando gioca con le parole (“lo sceicco del Qatar emireggia, l’assessore all’urbanistica si pavoneggia, il Fermo volpeggia, il cielo cazzeggia tra il viola cremisi e il blu cobalto”). L’espediente dell’handicap uditivo, che non è buttato lì confidando solo nella complicità del lettore, ma indagato con ostinata precisione, diventa motore e quasi centro filosofico della storia: perché “qualunque suono che venga dalla natura, anche il più spaventoso, è meglio dell’affanno di un uomo che si danna per trovare il suo posto nel mondo”

Francesco Durante